Ragazzi down in piscina
L'acqua cancella le diversità

di Paolo Aresi
Sono un bel gruppo, nuotano come pesci, ridono, si abbracciano. Sommano vasca su vasca. Bracciata dopo bracciata conoscono meglio se stessi, i loro limiti e le loro potenzialità. Per la prima volta domenica a Bergamo ci sarà torneo di nuoto per persone con problemi psichici.

di Paolo Aresi

Sono un bel gruppo, nuotano come pesci, ridono, si abbracciano. Sommano vasca su vasca, si preparano per tornei e campionati. Bracciata dopo bracciata conoscono meglio se stessi, i loro limiti e le loro potenzialità. Per la prima volta domenica a Bergamo città fa tappa il Trofeo dell'Angelo, torneo di nuoto per persone con problemi psichici.

Fra i partecipanti c'è Francesco Piccinini che ha sedici anni ed è un ragazzo con sindrome di Down. «Faccio nuoto - racconta Francesco -, mi alleno quattro volte la settimana, tre volte vado a Calusco, una volta, al sabato pomeriggio, vengo a Bergamo, nella piscina Italcementi. Faccio parte della Phb, la polisportiva handicappati di Bergamo».

Francesco ha vinto diverse medaglie, anche una d'oro, nei campionati italiani di nuoto per disabili mentali lo scorso anno. Continua Francesco: «Vado a scuola, faccio l'istituto professionale per il commercio, sono contento di andare a scuola. Ma anche il nuoto mi piace tanto. Quando sono in piscina sto bene, quando ci sono le gare la cosa più bella è il papà che fa il tifo. Anche la mamma. La mamma grida molto, si sente. L'allenatore invece sta zitto e osserva».

Francesco è uno dei tredici atleti della Phb che partecipano a queste gare della Fisdir (Federazione italiana sport disabili relazionali). Spiega Miriam Muftah, ingegnere, responsabile dei nuotatori Fisdir della Phb: «Nella Polisportiva handicappati Bergamo abbiamo atleti disabili fisici e atleti disabili mentali. Tutti fanno parte del Coni. La Phb esiste dal 1982, festeggiamo trent'anni. Sabato ospitiamo una tappa del sesto Trofeo Dell'Angelo del circuito Nord Cup in ricordo di Angelo Giovanzana che circa quindici anni fa diede il via all'impegno per i disabili mentali. Ho cominciato ad allenare allora, avevo tre ragazzi».

Matteo Gallina è responsabile della comunicazione della Phb, dice: «Il mondo della disabilità mentale è meno facile da definire in categorie; per esempio, una persona autistica è diversa, anche fisicamente, da una persona down. Questo ha rallentato la formazione di un organismo federale nazionale. Ma adesso questa possibilità di fare sport esiste ed è importante che venga conosciuta dalle famiglie che hanno figli disabili».

Racconta Raffaella Zorza, mamma di Federica, «ranista-down» della squadra: «Nel mio girovagare tra spogliatoi e piscine è sempre entusiasmante vedere con quanto impegno gli atleti si cimentano nelle loro specialità, senza però mancare di rispetto all'avversario, anzi, non di rado si può vedere alla fine della gara abbracciarsi e baciarsi tra di loro congratulandosi a vicenda. Il nuoto è un pezzetto della loro vita, piccolo, ma molto importante, perché permette loro di fare gruppo, anche di innamorarsi. Ogni anno nascono e muoiono nuovi amori, durante gli allenamenti o le gare possono gioire, piangere, brontolare... mettersi in gioco».

Accanto ai ragazzi (ma non solo ragazzi) che gareggiano, ce ne sono tanti altri che vanno in piscina per fare «acquaticità». Dice Miriam Muftah: «Sono circa un centinaio i disabili che vengono in piscina a fronte di ottanta volontari che li seguono. Il rapporto è di almeno uno a uno. Io mi sono impegnata in questo mondo perché mia sorella è down. Ho cominciato come volontaria dell'acquaticità. È un movimento che è cresciuto molto in questi anni, sia per aderenti, sia per la possibilità di gareggiare. L'obiettivo è arrivare alle prime olimpiadi per disabili mentali».

Nella Phb accanto agli atleti ci sono tanti volontari che oltre al nuoto si occupano di sci, tennis da tavolo, vela, tiro con l'arco. Dice Miriam: «Lo sport, anche agonistico, è importante per questi ragazzi, prima di tutto per l'aggregazione, per la possibilità di interagire fra loro. Questo aiuta la consapevolezza della loro condizione, spinge verso l'autonomia: si lavano, si vestono per conto loro. Devono presentarsi da soli al blocco di partenza. Lo sport aiuta anche le famiglie, i genitori che spesso trattano i loro figli con disabilità psichica sempre come bambini. In questo modo cresce anche l'autostima dei ragazzi, la consapevolezza dei propri limiti, ma anche delle proprie capacità. Il senso della comunità è importante anche nella relazione fra maschi e femmine. La dimensione relazionale, affettiva, per i ragazzi down è fondamentale. Si esprime anche nel particolare calore di quando fanno il tifo per i compagni...».

«Sono più veloce di papà» Francesco Piccinini vive in questo mondo, è felice di fare parte della Phb, di partecipare alle gare di nuoto. Racconta: «Nuotare è bello, più bello in piscina che al mare. Quattro allenamenti alla settimana sono tanti, a volte pesanti, però vado volentieri. Al mare ci vado con i miei genitori, esco a nuotare con mio papà Stefano. Io sono più veloce di mio papà anche se lui nuota bene, è molto resistente. Però in piscina mi diverto di più anche perché ci sono tutti gli amici. La cosa più bella delle gare di nuoto è che ci sono tanti amici, il mio miglior amico si chiama Cristian, ha ventiquattro anni, è di Bergamo, è molto simpatico».

Paolo Aresi

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