A Parre c'è l'acqua più buona
ma lì ne resta solo una scorta

Se l'acqua tra le più buone d'Italia scende dai monti di Parre per poi servire più di 118.000 bergamaschi, non è detto che se la bevano anche i parresi. È uno dei classici paradossi all'italiana.

«Un caffè e un bicchiere d'acqua. Del rubinetto, grazie, tanto è quella che bevo anche a Bergamo, è buonissima». Mai dare nulla per scontato. Punto primo perché, magari, l'acqua dal rubinetto non scende, e se lo fa (dopo qualche secondo), dà dei colpi tali ai tubi che il barista dalla disperazione ha già messo mano alla frizzante in bottiglia.

Punto secondo, se l'acqua tra le più buone d'Italia scende dai monti di Parre per poi servire più di 118.000 bergamaschi, non è detto che se la bevano anche i parresi. Paradosso all'italiana. I contatori girano che è una meraviglia e qualcuno, nel centro storico di questo paese incastonato tra i monti Trevasco, Vaccaro e Alino, è lì che aspetta con trepidazione la prossima bolletta dell'acqua.

Qui il problema non è il gelo di inizio mese che ha fatto ghiacciare condotti e ha prosciugato sorgenti in più parti. No, a Parre apri il rubinetto ed esce aria da quasi due mesi. Un preludio scoppiettante, come uno stantuffo che poi libera il getto d'acqua.

E in alcuni casi sono stati guai, con valvole saltate e pressostati da cambiare. «Intanto il contatore gira. Sarà la pressione» commentano i residenti, ma la spiegazione è più scientifica e arriva da Uniacque che gestisce la rete idrica del paese. «È un problema impiantistico che c'è da vent'anni - rispondono da Uniacque -, ma che è stato scoperto solo ora che c'è poca acqua nel serbatoio».

E la sorgente Nossana nasce sul monte Trevasco, per l'80 per cento su Parre e il resto su Premolo. Con la sua portata significativa, variabile tra 900 litri al secondo e 1.500 litri al secondo alimenta dagli Anni Settanta gli acquedotti di Bergamo. Un'acqua che, secondo i parametri dell'Asl, è tra le migliori d'Italia, tra le più «dolci», cioè con una minor concentrazione di calcio e magnesio. Però a Parre ne resta soltanto una piccola scorta.

Leggi di più su L'Eco di martedì 28 febbraio

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