Nicora: «Dare un senso alla sofferenza
E imparare a non averne paura»

«E' importante per chi opera in sanità riuscire a dare un senso alla sofferenza». Lo ha detto Carlo Nicora dg dei Riuniti al convegno «Quando sono debole è allora che sono forte» svoltosi alla Clinica Rsa San Francesco di Bergamo.

«E' importante per chi opera in sanità riuscire a dare un senso alla sofferenza, perché vedere da vicino ogni giorno persone che soffrono può essere un grande dono, diventare una pericolosa abitudine o rappresentare una insopportabile condizione». Lo ha detto Carlo Nicora direttore generale degli Ospedali Riuniti di Bergamo, intervenendo al convegno «Quando sono debole è allora che sono forte» svoltosi nei giorni scorsi alla Clinica Rsa San Francesco di Bergamo.

Fra gli intervenuti mons. Luigi Ginami e il dott. Giancarlo Gonella.

«Come medici, infermieri, come direttori di strutture sanitarie non dobbiamo rassegnarci al dolore - ha aggiunto Nicora - è nostro dovere mettere in campo tutte le nostre conoscenze per sconfiggere fa malattia ed alleviare il dolore. Ma sappiamo di non essere onnipotenti, sappiamo che la scienza e l'uomo sono per natura limitati (interessante è il concetto di limite) e che sul nostro cammino professionale e personale troveremo prima o poi degli ostacoli invalicabili. Dobbiamo curare (mi viene da dire prendersi cura) e non solo guarire, altrimenti gli inguaribili saranno solo un incidente di percorso nella nostra efficientissima tabella di marcia».

«Ma proprio perché la sofferenza non è estranea dai nostri luoghi di lavoro e dalle nostre vite - ha proseguito Nicora - sappiamo che nella malattia alcune persone scoprono il vero significato della vita. E' questo il senso della vicenda della signora Santina (madre di mons. Ginami Ndr) e di quella di Giulia, una ragazzina bergamasca scomparsa l'agosto scorso per un male incurabile e la cui letizia sta dando frutti inimmaginabili, di quella di Marco Melazzini, noto medico che, colpito dalla Sla ma non sconfitto, continua a curare i suoi malati e ha avviato iniziative concrete e battaglie culturali perché tutti i malati ricevano le migliori attenzioni, anche quando non v'è speranza di guarigione. Ha trasformato la malattia in un'opportunità».

«Abbiamo davanti a noi, in questa terra lombarda, grandissimi esempi, da cui dobbiamo imparare a non avere paura della sofferenza, quando ci accompagna o ci avvicina. Perché solo accettando di fare un pezzo di strada con chi soffre potremo fargli sentire il nostro sostegno e soprattutto imparare il vero valore della vita. Ogni giorno ripeto a me stesso e ai miei collaboratori quale sia io scopo del nostro agire: rispondere al bisogno del nostri pazienti, giocandoci in prima persona con passione e responsabilità. So che tutto ciò non sarebbe possibile guardando al dolore come a una condanna e non come a una circostanza che ci mette davanti a noi stessi, chiedendoci di decidere che cosa conta e chi vogliamo essere davvero».

Il dott. Nicora ha poi concluso il suo intervento con una frase di papa Giovanni XXIII «a cui è intitolato il nostro nuovo ospedale, che richiama in modo impressionante il tema scelto per il convegno giornata quando vi chiedete: Siamo sicuri che il tramonto rappresenti la fine della giornata? Papa Giovanni non avrebbe dubbi nel rispondere: "Per un cristiano anche il sole che tramonta permane sfavillante" (1959). Auguro di non perdere mai di vista questo sole. Che il lavoro di oggi sia utile e proficuo, e rilanci con passione e professionalità l'impegno quotidiano di cura ed assistenza».

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