Volontariato, le squadre di ricerca
I più temerari sono bergamaschi

Sono i migliori nelle ricerche di persone disperse in mare, in montagna o sotto le macerie e le frane. Sono i volontari dell'Unità di soccorso tecnico del Corpo nazionale ricerca e soccorso, che operano in tutta Italia e sono coordinati da un bergamasco, Raffaello Colombo

Sono i migliori nelle ricerche di persone disperse in mare, in montagna o sotto le macerie e le frane, vista la loro specializzazione e preparazione. Sono i volontari dell'Unità di soccorso tecnico del Corpo nazionale ricerca e soccorso, che operano in tutta Italia e sono coordinati da un bergamasco, Raffaello Colombo, di Clusone, presidente di Procivil camunia.

«Potremmo quasi definirci dei Rambo - spiega -, se si intende l'energia e l'elevato livello di specializzazione raggiunte durante gli addestramenti e le esercitazioni». L'associazione raccoglie i migliori esperti di ricerche di persone nei vari campi: i sub per i dispersi in acqua, i cinofili per le macerie e le frane (i cosiddetti scenari Usar, ovvero «Urban search and rescue»), i tecnici del Soccorso alpino per le ricerche in montagna. Collaborano con la polizia di Stato e la Finanza, con l'ente «Psicologi per i popoli» e con Penelope, oltre che, ovviamente, con la Protezione civile.

Il territorio nazionale è stato diviso in «Zone Ust» (solitamente corrisponde alle province) e in ogni zona ci sono le rispettive «Squadre Ust», gestite da un coordinamento regionale che fa capo, a sua volta, al coordinamento nazionale.

«L'Unità di soccorso tecnico ha come suo unico obiettivo la ricerca e il soccorso di dispersi e persone scomparse - spiega Colombo -. Il campo di ricerca può riguardare zone impervie e boschive, macerie o frane, fiumi o laghi. Si tratta infatti di un'attività che deve poter essere svolta a trecentosessanta gradi, su qualsiasi terreno, senza che nessuna area venga tralasciata o saltata. È quindi un intervento tecnico che prevede l'utilizzo di squadre specializzate, in grado di muoversi e operare in ogni tipologia di terreno, utilizzando tecniche e attrezzature specifiche e, nell'evenienza, apportare i primi soccorsi».

Fondamentale, dunque, la formazione: «È compito dell'Ust formare adeguatamente i propri operatori e creare squadre sul territorio capaci di intervenire autonomamente in qualsiasi scenario, garantendo competenze e professionalità, indispensabili per operare in contesti di particolare difficoltà e in cui si necessita l'integrazione con altre componenti specializzate».

«Operiamo quindi nel campo della ricerca e soccorso in zone impervie, ipogee e boschive, sia di montagna che di pianura, in casi come la scomparsa di persone denunciate all'autorità giudiziaria, o in situazioni di disperso per motivi accidentali, come durante le escursioni e passeggiate».

«Interveniamo poi negli scenari Usar, ovvero nella ricerca e soccorso di persone rimaste sotto le macerie in caso di crolli di singoli edifici o in situazioni più complesse, come durante i terremoti. Poi ci sono le operazioni di ricerca e soccorso in ambito fluviale e in acque profonde».

Proprio uno degli ultimi interventi ha infatti visto impegnati i volontari da Bergamo e Brescia per cercare il bimbo gettato dal padre nel Tevere a Roma, mentre durante il maltempo di febbraio i volontari Ust sono stati chiamati a Frosinone per soccorrere due tecnici dell'Enel rimasti bloccati in una bufera di neve. Sono partner del programma di Raitre «Chi l'ha visto?».

Le specializzazioni dell'Ust sono quattro: i cinofili macerie, i cinofili superficie, gli operatori subacquei e gli operatori tecnici. I cinofili macerie hanno lo scopo di trovare e segnalare la presenza di persone sotto le macerie di un edificio crollato o in casi di frana: gli interventi variano dai crolli di singoli edifici fino a scenari più ampi, come per i terremoti.

I cinofili superficie intervengono, invece, in caso di ricerca di un disperso in zone boschive, ipogee e impervie. In questi casi la persona si è persa nel corso di una gita o ha avuto un infortunio durante un'escursione. Più che chiara la funzione degli operatori sub, che intervengono in caso di dispersi nelle acque del mare, dei fiumi o dei laghi. In loro supporto viene utilizzato anche un robot, in grado di scandagliare e filmare i fondali. Infine ci sono gli operatori tecnici, che operano a 360 gradi durante le ricerca, come supporto alle unità cinofile o intervenendo direttamente nelle necessità di primo soccorso. Oggi i volontari dell'Ust sono 170 in tutta Italia. Ma sono destinati a crescere, visto il ruolo fondamentale nelle ricerche.

Fabio Conti

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