«In fumo tutti i risparmi di una vita»
Assolto l'intermediatore finanziario

Assolto perché il fatto non sussiste: questa la sentenza emessa nei confronti dell'ex promotore finanziario di Zogno finito a processo con l'accusa di appropriazione indebita in seguito alla denuncia sporta contro di lui da un operaio pensionato di Zogno.

Assolto perché il fatto non sussiste, sia pure con la formula del secondo comma, quella che richiama la vecchia insufficienza o contraddittorietà della prova: questa la sentenza emessa dal giudice Federica Gaudino nei confronti dell'ex promotore finanziario di Zogno finito a processo con l'accusa di appropriazione indebita in seguito alla denuncia sporta contro di lui da un operaio pensionato di Zogno, suo cliente dagli anni Novanta e fino al 2008. Il pubblico ministero aveva chiesto invece la condanna a due anni e due mesi di reclusione, ritenendo pienamente provata in aula la contestazione, nella sostanza, di essersi impossessato di 375 mila euro di proprietà del pensionato, affidatigli per essere investiti ma poi svaniti nel nulla. Anche il difensore di parte civile, avvocato Walter Gentili, aveva fatto conclusioni analoghe: in particolare aveva puntato l'indice contro i testimoni portati dalla difesa, che avrebbero raccontato una versione dei fatti in realtà concertata con l'imputato. In più aveva evidenziato come il pensionato e i suoi familiari, non competenti in campo finanziario, avessero affidato al promotore, da loro ritenuto uomo di piena fiducia, tutti i loro risparmi di una vita, e aveva rimarcato tutte le violazioni commesse dall'imputato durante la sua attività (riscossione di denaro in contanti, richiesta di firme su fogli in bianco, «sponsorizzazione» di titoli e investimenti non presenti nei pacchetti offerti dalla banca da cui aveva mandato, investimenti all'estero e altro).

Aveva concluso chiedendo un risarcimento di 30 mila euro per danni morali e fisici, essendo già in corso una causa civile per quanto riguarda il danno patrimoniale e, quindi, i 375 mila euro spariti. Ben diversa la versione dell'imputato, già anticipata alla scorsa udienza dallo stesso promotore nel corso di spontanee dichiarazioni (l'uomo aveva infatti scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere alle domande, cosa per cui è stato più volte ripreso dal difensore di parte civile) e sottolineata ieri dal suo difensore, avvocato Marco Foiadelli, nell'arringa: «Non c'è stata nessuna appropriazione indebita: sono stati solo investimenti che purtroppo non hanno avuto buon esito. Per questo chiedo l'assoluzione».

Il promotore stesso aveva detto: «Io facevo solo un servizio per i miei clienti, non ho mai intascato un soldo. Quanto al denaro che mi portavano in contanti, di fatto facevo solo da intermediario». Ben diverso anche il ritratto dato del pensionato: non sarebbe stato un investitore ignaro e prudente, che puntava al mantenimento del capitale e a un minimo profitto, bensì uno speculatore che, anche con un conto cifrato in Svizzera, avrebbe cercato il massimo rendimento. Anche gli altri investimenti (l'operaio avrebbe investito negli anni 375 mila euro direttamente col promotore, ma anche altri 348 mila con la banca di cui questi aveva mandato, ndr) sarebbero infatti stati caratterizzati da un profilo di rischio alto, secondo il difensore, e il pensionato ne sarebbe stato consapevole. Martedì l'assoluzione del promotore, le motivazioni della sentenza verranno rese note successivamente.

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