Processo sul caso «finto cieco»
Concesso più tempo al perito

Ci sarà un supplemento di perizia per la vicenda del presunto falso cieco, finito agli arresti domiciliari a novembre con l'accusa di truffa aggravata all'Inps. L'uomo avrebbe percepito una pensione da 2.500 euro al mese nonostante non sia cieco totale.

Ci sarà un supplemento di perizia per la vicenda del presunto falso cieco, finito agli arresti domiciliari a novembre con l'accusa di truffa aggravata all'Inps. L'uomo, M. M., 68 anni, di Dalmine, affetto da corioretinite atrofica maculare binoculare, secondo le contestazioni avrebbe percepito una pensione da 2.500 euro al mese nonostante non sia cieco totale.

Erano stati alcuni suoi comportamenti, ripresi dalle telecamere dei carabinieri, a far sorgere dubbi sul reale grado di disabilità del pensionato. Ed è proprio sulla discrasia tra i certificati (che lo vogliono cieco totale) e gli atteggiamenti dell'uomo che si sta giocando questo caso. Logico allora che il gup Alberto Viti voglia procedere coi piedi di piombo.

Per questo motivo mercoledì 18 aprile, nell'udienza preliminare, ha concesso altri 30 giorni al perito, il dottor Luca Taiana, dell'Istituto di medicina legale di Pavia, che - appoggiandosi alle consulenze di Giovanni Furiosi, professore aggregato alla clinica oculistica dell'Università di Pavia - dovrà esaminare altri atti (fra cui un filmato del novembre 2011 in cui si vede M. M. aprire una porta) per fornire una valutazione soggettiva sulla capacità visiva del pensionato.

Quella oggettiva è già stata fornita da due certificati medici, dopo esami compiuti con un sofisticato macchinario in grado di captare gli impulsi agli occhi del paziente (e di scongiurare così eventuali bluff). In entrambi i casi M. M. è risultato affetto da cecità totale.

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