«Dai, sparami se hai il coraggio»
Così Mormandi lo ha affrontato

«Dai, sparami se hai il coraggio». Così Carmine Mormandi, il dipendente dell'Agenzia delle Entrate sequestrato, giovedì pomeriggio ha affrontato Luigi Martinelli quando se l'è trovato davanti. Pensava, ha confessato, che il fucile fosse finto. Poi è partito il colpo.

«Dai, sparami se hai il coraggio». Così Carmine Mormandi, il dipendente dell'Agenzia delle Entrate sequestrato, giovedì pomeriggio ha affrontato Luigi Martinelli quando se l'è trovato davanti. Pensava, ha confessato, che il fucile fosse finto. Poi è partito il colpo.

Il giorno dopo, a mente più serena, Mormandi ha raccontato quello che è accaduto. Lui era in un altro ufficio. Ha sentito che stava succedendo qualcosa ed è andato nel salone. Si è trovato di fronte il sequestratore e ha agito d'istinto.

Poi Martinelli ha liberato gli altri ostaggi, ma ha preso di mira lui. «Mi ha fatto sedere su una sedia e ha appoggiato il fucile sulla scrivania, tenendolo puntato verso di me. Io, piano piano, mi spostavo per non avere la canna dritta addosso...». E confessa: «Ho avuto paura».

Carmine Mormandi lavora da 33 anni a Romano di Lombardia. Originario di Trebisacce, in provincia di Cosenza, è stato impiegato all'Ufficio Imposte prima, all'Agenzia delle Entrate poi.

«Martinelli farneticava: ce l'aveva con la Rai, se la prendeva con Monti, voleva parlare con i media e continuava a dire delle tasse. Io ne ho approfittato e ho mandato sms ai mei familiari. Lui mi ha visto e per un po' non ha detto nulla. Poi, quando ho provato a scrivere un altro messaggio mi ha sequestrato il telefonino».

«Il carabiniere? È stato fantastico - dice -: gli parlava, lo teneva tranquillo. Piamo piano, un passo alla volta, è riuscito a convincerlo ad arrendersi».

E il gesto di Martinelli, come lo giudica? «Non è facile interpretare un'azione come questa...».


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