Moro, una salma da recuperare
A rischio la traversata Everest-Lhotse

Partito è partito. E l'obiettivo è ancora quello iniziale: la traversata Everest-Lhotse, un su e giù che vedrà Simone Moro impegnato per almeno due giorni e mezzo sopra quota ottomila. Ma Moro deve anche recuperare una salma. Quasi impossibile fare tutto.

Partito è partito. E l'obiettivo ufficialmente è ancora quello iniziale: la traversata Everest-Lhotse, un su e giù che vedrà Simone Moro impegnato per almeno due giorni e mezzo sopra quota ottomila. Prima notte a Colle Sud, quindi l'Everest, seconda notte a Colle Sud e infine il Lhotse.

Questo sulla carta. Perché se già di partenza il concatenamento dei due giganti - rispettivamente 8.850 metri e 8.516 metri - rappresenta un'impresa difficilissima costellata da mille variabili, adesso ce n'è una in più, che potrebbe compromettere soprattutto la seconda parte dell'avventura, ovvero il Lhotse.

«Mi è stato chiesto di organizzare il recupero di una donna di nazionalità nepalese-canadese morta sul versante sud dell'Everest lo scorso weekend - spiegava Moro poco prima di lasciare campo base -. Tenterò di fare il possibile per portarla giù, chiedendo aiuto ad alcuni sherpa. So che questo potrebbe compromettere il tentativo di traversata, ma è un dovere provarci».

Insomma, sulla montagna più alta del pianeta Simone tenterà di salire (assieme ai fratelli altoatesini Hans Peter e Helmut Karbon specializzati in riprese in alta quota) per la quarta volta, ma da lì in poi sarà tutta un'incognita. Difficile immaginare come l'alpinista bergamasco possa, nel giro di poche ore, trovare le energie per affrontare tutto quanto: cima dell'Everest senza ossigeno, recupero della salma e pure la traversata fino al Lhotse sempre senza toccare le bombole. Dura, per non dire impossibile.

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