Impianto progettato in Università:
così Bergamo volerà nello spazio

È classificato di priorità Ail progetto dell'Università degli Studi di Bergamo dall'Agenzia spaziale europea. Entro il 2017 infatti il team dei giovani ricercatori potrebbe vedere gli studi sui sistemi termici in assenza di gravità diventare realtà.

«Priorità A», ovvero massimo interesse. Così è stato classificato il progetto dell'Università degli Studi di Bergamo dall'Esa, l'Agenzia spaziale europea, praticamente la porta di accesso allo spazio per l'Europa.

La notizia è di qualche giorno fa e al dipartimento di Ingegneria industriale di Dalmine sono già all'opera. Entro il 2017 infatti il team dei giovani ricercatori coordinato dal prof. Marco Marengo, docente di Fisica tecnica alla Facoltà di Ingegneria, potrebbe vedere gli studi sui sistemi termici in assenza di gravità diventare realtà.

Il loro compito sarà quello di realizzare un innovativo sistema termico capace di regolare le temperature delle navicelle spaziali e dei satelliti in assenza di gravità.

Sulla carta gli studi ci sono e anche gli esperimenti in laboratorio, ma ora l'Agenzia spaziale europea è pronta a scommettere sull'affidabilità delle ricerche orobiche e sosterrà economicamente la realizzazione dell'impianto sulla piattaforma spaziale internazionale.

«Le ricerche – spiega Marco Marengo, 47 anni – sono iniziate cinque anni fa. Abbiamo riconsiderato un sistema termico brevettato dai giapponesi negli anni novanta che permetteva appunto di regolare il calore senza l'uso di elementi come le ventole o l'uso di fluidi per raffreddare. Vista la difficoltà quelle ricerche si arenarono e solo negli ultimi anni sono state prese nuovamente in considerazione».

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