Spending review e posti letto:
quanti ce ne sono in Bergamasca?

Da 4 a 3,7 posti letto nelle strutture ospedaliere a disposizione ogni mille abitanti: il calo dell'indicatore fa parte dei tagli previsti dall'applicazione del Decreto sulla Spending Review del Governo. La Cgil s'interroga su quanti posti letto esistano realmente nella Bergamasca.

Da 4 a 3,7 posti letto nelle strutture ospedaliere a disposizione ogni mille abitanti: il calo dell'indicatore fa parte dei tagli previsti dall'applicazione del Decreto sulla Spending Review del Governo. Se le sforbiciate della revisione della spesa si eserciteranno in maniera non lineare, ma proprio rispettando i parametri dei posti letto e del tasso di ospedalizzazione, diventa più che rilevante capire quanti posti esistano negli ospedali di Bergamo e provincia.

È quello che hanno tentato di fare la Cgil, il sindacato dei pensionati Spi-Cgil e la Funzione Pubblica-Cgil di Bergamo, chiedendo di fornire i propri dati a diverse fonti, cioè all'ASL e alle stesse strutture ospedaliere singolarmente. Risultato: una discordanza di cifre preoccupante.

«Il lavoro che abbiamo svolto ci ha condotto a confrontarci con tre genere di numeri (e questo non è un gran segnale di chiarezza) - spiega Orazio Amboni del Dipartimento Sanità della Cgil provinciale -. I posti letto accreditati e autorizzati, cioè i numeri forniti dall'Asl e certificati da un riconoscimento formale dell'assessorato alla sanità; i posti letto realmente attivati ad una certa data, numeri forniti dalle strutture ospedaliere; i posti letto medi attivati in un anno, numeri desunti da verifiche interne e dalla ricostruzione dei tassi di occupazione dei posti letto».

Sommando, però, i posti elencati nella tabella dell'Asl, i conti non tornano: «I posti non sarebbero i 4.505 indicati come "totale" dall'Asl, bensì 4.828; da questa cifra andrebbero sottratti i 191 non a contratto o soltanto autorizzati, concentrati prevalentemente in alcune strutture private» continua Amboni.

«Si arriva così a una dato di 4.637, che si scosta non leggermente da quello dichiarato nello stesso file dall'Asl di 4.505 posti accreditati, che rapportati alla popolazione del 2011, circa 1.099.000 abitanti, determinerebbe un tasso all'incirca di 4,09 per mille. Dunque, al di sopra dell'indicatore del 3,7 per mille previsto dal Decreto che regola la Spending Review».

Secondo l'Asl i posti letto ospedalieri in provincia di Bergamo sono 4.505, cioè 440 di più dei 4.065 che rappresentano l'obiettivo del 3,7 per 1000 abitanti stabilito dalla Spending Review. Sarebbe quindi necessario un taglio sostanzioso. Ma è proprio così?

«In realtà no, perché sono molti di più i posti letto esistenti solo sulla carta e mai attivati: per fare solo l'esempio degli Ospedali Riuniti di Bergamo, a fronte di 1.357 posti ufficialmente accreditati, quelli realmente attivati e funzionanti non sono più di un migliaio - spiega Gianni Peracchi, segretario generale provinciale dello Spi-Cgil -. Anche questi posti, solo virtuali, pertanto non rientrano in quelli "effettivamente a carico" e non vanno considerati. Infatti i posti "veri" sono molti di meno di quelli dichiarati sulla carta».

Alcuni dati su scala regionale indicherebbero un numero di posti letto ancora inferiore. I conti vacillano anche quando si mettono a confronto i dati forniti dalla stessa Asl e quelli forniti direttamente dalle aziende ospedaliere sul tasso di occupazione dei posti letto. Percentuali relativamente basse fornite dall'Asl, a parte qualche picco, e percentuali molto più alte e attestate su livelli diremmo ottimali, fornite dalle strutture ospedaliere.

«La discussione su una materia tanto delicata richiederebbe una base comune di dati certa e trasparente - continua Peracchi -. Pur con questa incertezza delle cifre, la rete ospedaliera della provincia di Bergamo appare perfettamente nei parametri sia per i posti per acuti che per i posti di riabilitazione. Questa affermazione è poi confermata dal basso da un ulteriore parametro, il tasso di ospedalizzazione (cioè il numero di ricoveri su 100mila abitanti. Nella nostra provincia è oggi di 132,4, molto ad sotto del 160 per centomila previsto dal Decreto), tasso in continua discesa grazie agli investimenti - chiesti con forza dalla Cgil - sull'assistenza domiciliare e sulle forme alternative all'ospedalizzazione».

«A questo risultato di equilibrio del sistema si è giunti grazie a riconversioni non indolori, operate nel passato, di ospedali come Gazzaniga e Trescore e all'accorpamento di Piario con Clusone. Al calo ha contribuito anche il progressivo passaggio da ricovero ordinario a day hospital e, da day hospital a semplice intervento ambulatoriale, anche per situazioni di una certa complessità», aggiunge Luisa Carminati della segreteria provinciale della Fp-Cgil.

«Se i provvedimenti contenuti nel Decreto della Spending Review saranno realizzati in maniera non lineare ma tenendo conto della realtà dei territori allora è ragionevole ipotizzare che per Bergamo non ci saranno sostanziali modifiche rispetto alla situazione attuale», aggiunge Giacomo Pessina della segreteria provinciale della Cgil.

«Viceversa, se la riduzione del finanziamento pari per i prossimi anni a complessivi 4,7 miliardi di euro, di cui 0,9 per il 2012, 1,8 per il 2013 e 2 per il 2014 (che si aggiungono a quelli previsti dalle finanziarie dello scorso governo pari a complessivi 17 miliardi per il triennio in questione), dovesse essere applicata in modo lineare dal Governo alle Regioni e sempre in modo lineare dalle Regioni alle singole Provincie o Aziende (Formigoni protesta spesso nei confronti del Governo dimenticando che lui si comporta nello stesso modo nei confronti dei Comuni) allora i cittadini bergamaschi rischierebbero l'ennesima beffa e ci sarebbe obiettivamente il rischio che Bergamo debba pagare il conto di province, anche Lombarde, assai meno virtuose».

«Per questo è necessario che le istituzioni del territorio facciano sentire la propria voce in difesa di un sistema sanitario che è già stato ampiamente razionalizzato e che difficilmente può scendere sotto la soglia attuale senza compromettere servizi essenziali per la popolazione».

Per concludere, ribadendo la posizione nazionale della Cgil, il sindacato orobico conferma «la disponibilità a discutere di razionalizzazioni mirate ma l'indisponibilità ad accettare tagli generalizzati che mettano in crisi un sistema, come quello italiano, pubblico e universalistico, ben collocato nelle graduatorie internazionali per efficacia e con livelli di spesa decisamente al di sotto di molti altri paesi economicamente avanzati. Questa disponibilità, per Bergamo, significa affrontare, insieme alle altre parti sociali e alle istituzioni, il tema della riorganizzazione della rete ospedaliera bergamasca anche in relazione alla, si spera prossima, apertura del Nuovo Ospedale».

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