Mozzo: «La lettera del padre?
Flavio me la fece avere 7 mesi fa»

«Quella lettera l'ho consegnata io all'avvocato la scorsa settimana, ma era stato Flavio a farmela avere a gennaio. Non l'ho mai aperta, ma ne conosco il contenuto. L'ho consegnata adesso perché Flavio mi aveva detto di aspettare la decisione sulla revisione del processo».

«Quella lettera l'ho consegnata io all'avvocato la scorsa settimana, ma era stato Flavio a farmela avere a gennaio. Non l'ho mai aperta, non l'ho letta ma ho fatto fare delle fotocopie e ne conosco il contenuto. L'ho consegnata solo adesso perché Flavio mi aveva detto di aspettare la decisione sulla revisione del processo».

A parlare è il parente che ha portato al difensore Claudio Defilippi, del Foro di Milano, i quattro fogli manoscritti in cui Michele Tironi confessa di avere ucciso la moglie e scagiona il figlio dall'omicidio.

Il parente preferisce restare nell'anonimato, ma ha avuto dei contatti con Tironi e la sua compagna. «Non se la stanno passando bene in Brasile da latitanti – spiega – e Flavio vorrebbe tornare in Italia, mentre la fidanzata preferirebbe restare laggiù, dove è nato il loro bambino. E poi non ha molta fiducia nella giustizia italiana, visto com'è andata finora. Sono costretti a cambiare casa di continuo e Flavio non può trovarsi un lavoro, perché serve il permesso di soggiorno».

Ma il contenuto della lettera era noto anche alla zia di Tironi, Carola, sorella di Michele.


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