La Rea: «Abbassate le tariffe»
Braccio di ferro con la Provincia

L'esodo almeno per ora è stato fermato. La sessantina di Comuni su 200 andati a Brescia a bruciare i rifiuti dall'inizio dell'anno quelli sono rimasti. Anche se la partita non è chiusa, visto che la liberalizzazione del mercato ha tolto i paletti dei confini provinciali.

L'esodo almeno per ora è stato fermato. La sessantina di Comuni su 200 andati a Brescia a bruciare i rifiuti dall'inizio dell'anno quelli sono rimasti. Anche se la partita non è chiusa, visto che la liberalizzazione del mercato ha tolto i paletti dei confini provinciali.

Alla Rea, la società che gestisce l'inceneritore di Dalmine, lo sanno bene: in questi mesi hanno incassato il colpo e aggiustato il tiro, mettendo mano alla tariffa di 113 euro a tonnellata di rifiuti smaltiti che era stata concordata con la Provincia a fine 2011.

«Andiamo avanti con la nostra politica di fidelizzazione, abbiamo scelto di premiare chi resta con noi, abbassando la tariffa a circa 102 euro». Il presidente della Rea Antonio Romei tira le somme dopo il fuggi fuggi: «I 50, 60 Comuni che abbiamo perso sono rimasti quelli». I rifiuti da Napoli, la fuga dei comuni bergamaschi verso lidi più economici, le beghe con la Provincia e Dalmine. Sono stati mesi pesanti per la Rea. «Quello che ci ha dato più fastidio è che siamo stati fatti passare come i cattivi, quelli che fanno pagare tanto mentre prima nessuno si ricordava che eravamo quelli che facevano pagare poco. Rea uguale cara, è questo il messaggio che è stato fatto passare». Paolo Titta, dell'ufficio legale della Green holding, parla a ruota libera.

Tra la Provincia e la Rea di Dalmine è comunque braccio di ferro. Sul tavolo i 433 mila euro che la società che gestisce l'inceneritore deve versare alle casse di Via Tasso: la convenzione firmata nel 2008 prevedeva che per ogni tonnellata di rifiuti conferiti da fuori provincia, la Rea dovesse versare 6 euro. Ma, dal 2009, ai rifiuti introdotti non è corrisposta «l'uscita» di fondi diretti all'ente pubblico.

E adesso «ci hanno scritto - ha rilevato il presidente della Provincia Ettore Pirovano - dicendoci che la convenzione per loro è onerosa, ma lo era per i cittadini bergamaschi non certo per loro». Dopo «richiami e i solleciti», ha affermato l'assessore all'Ambiente Pietro Romanò, si è deciso di passare per le vie legali.

Leggi le due pagine dedicate all'argomento su L'Eco di martedì 4 settembre

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