Alpini, in 4.300 a Martinengo:
ma le penne nere sono in calo

La Bergamasca si riconferma terra alpina per eccellenza. Lo ha dimostrato la sfilata per la 29ª adunata sezionale svoltasi in una Martinengo imbandierata dove hanno marciato quasi 4.300 penne nere accolte festosamente dalla popolazione.

La Bergamasca si riconferma terra alpina per eccellenza. Lo ha dimostrato la sfilata per la 29ª adunata sezionale svoltasi in una Martinengo imbandierata dove hanno marciato quasi 4.300 penne nere accolte festosamente dalla popolazione.

Un esercito pacifico e generoso destinato però a diminuire nei numeri dopo che dal 2005 la leva obbligatoria è stata sospesa. «La naja ci ha reso uomini – ha ricordato il presidente sezionale Carlo Macalli – ed in un'epoca come quella che stiamo vivendo non sarebbe male ripensare per i giovani ad un periodo obbligatorio e gratuito da destinare, in forme diverse, al servizio della collettività».

Le nuove generazione stanno a cuore agli alpini, depositari dei valori e della memoria dei padri che rischiano di non trovare eredi. Sta infatti lentamente, ma inesorabilmente diminuendo il numero dei giovani che indossano il cappello alpino: a fronte delle centinaia di bergamaschi che partivano ogni anno per il servizio di leva, gli alpini in ferma volontaria provenienti da Bergamo sono complessivamente quasi un centinaio.

«Le stime ufficiali – aggiunge Macalli - immaginano a livello nazionale un calo di 70mila alpini nel giro di una decina di anni, quasi il 20% dei 330mila attuali. Come sezione sono fiducioso che riusciremo a recuperare e mantenere i numeri».

La sezione bergamasca, che detiene il record della più numerosa tra le 81 sparse in tutta Italia, rappresenta infatti un'anomalia non mondo dell'Ana, perché è una delle poche che sta tenendo, ma quest'anno registra un -116 iscritti per la prima volta dopo anni positivi e l'effetto adunata nazionale del 2010.

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