Città Alta si conosce a piedi:
e la guida va veramente a ruba

Tremila copie la prima edizione (finita in quattro mesi), altre mille la seconda. Un piccolo caso editoriale quello della guida «Alle porte di Città Alta». Sottotitolo: «33 itinerari e innumerevoli varianti, 106 strade, scalette sentieri e funicolari per salire rigorosamente a piedi».

Tremila copie la prima edizione (finita in quattro mesi), altre mille la seconda e una terza (aggiornata) cui gli autori stanno già pensando. Non sono numeri da Ken Follett, ma per il mercato locale si tratta sicuramente di un successo.

Un piccolo caso editoriale quello della guida «Alle porte di Città Alta»  (sottotitolo: «33 itinerari e innumerevoli varianti, 106 strade, scalette sentieri e funicolari per salire rigorosamente a piedi») che ben si innesta nel dibattito sul centro storico degli ultimi giorni  e non solo perché l'editore è lo stesso gruppo (l'Associazione per Città Alta e i colli) da cui la discussione è partita, ma anche per il contenuto del lavoro firmato, oltre che da Valentina Bailo e Perlita Serra, anche dal giornalista Roberto Cremaschi.

Cremaschi, ve lo aspettavate questo successo?
«Non proprio. Ci ha stupito e naturalmente ci ha fatto molto piacere. Non volevamo infatti realizzare solo un prodotto che sul mercato mancava, ma lanciare una proposta forte, una sorta di manifesto».

Quale?
«Salire in Città Alta a piedi per scoprire ciò che l'auto non ti consente di apprezzare. Un modo diverso di guardare al centro storico. L'idea era proprio quella di allargare l'orizzonte, perché gli accessi tradizionali ti portano direttamente a Colle Aperto, noi invece ci siamo fermati prima, alle porte, anche per valorizzare ciò che si trova all'esterno delle Mura, e cioè il grande patrimonio verde dei colli».

Tutto su L'Eco di Bergamo del 19 settembre

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