«L'autopsia è stata eseguita
senza contaminare il Dna»

Non c'è stato inquinamento dei reperti da parte dei medici che hanno effettuato l'autopsia sul corpo di Yara. Questo il verdetto dei laboratori della polizia scientifica di Roma, che ieri hanno depositato il risultato delle analisi richieste.

Non c'è stato inquinamento dei reperti da parte dei medici che hanno effettuato l'autopsia sul corpo di Yara. Questo il verdetto dei laboratori della polizia scientifica di Roma, che mercoledì hanno depositato il risultato delle analisi ritenute necessarie per escludere l'ipotesi che il profilo genetico trovato sulla vittima (appartenente a una persona ignota di sesso maschile) potesse aver subito una contaminazione involontaria.

Un'ipotesi, questa, che di fatto avrebbe mandato a pallino tutta l'indagine sul dna, su cui da tempo si stanno concentrando la procura e il pool di investigatori coordinati dal pm Letizia Ruggeri. Gli accertamenti volti ad escludere l'ipotesi contaminazione erano stati caldeggiati dal genetista forense Giorgio Portera, consulente della famiglia Gambirasio, in una relazione tecnica depositata in procura nel corso dell'estate.

Il responso era arrivato rapidamente per quanto riguarda gli uomini della polizia scientifica di Milano, che effettuarono il sopralluogo sulla scena del crimine al campo di Chignolo d'Isola dove fu trovata Yara, e per i Ris di Parma, che analizzarono gli indumenti della vittima. È stata esclusa ogni contaminazione. Restava da chiarire la posizione di tre medici maschi dell'Istituto di medicina legale dell'Università di Milano, facenti parte dell'équipe dell'antropologa forense Cristina Cattaneo, incaricata dell'autopsia. L'esito è giunto mercoledì. Ed è negativo: anche loro non hanno contaminato i reperti.

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