L'editoriale di Giorgio Gandola
Troviamo insieme la città del futuro

Eravamo quattro amici in un bar del Sentierone. Domanda davanti alla tartina al carciofo: cosa ti piace di più di Bergamo? Risposta numero uno: tutto, però non sopporto il traffico. Risposta numero due: tutto, però non si sa dove andare. Risposta numero tre: tutto, però basta speculazioni edilizie. Risposta numero quattro: tutto, però chi paga?
L'idea è semplice: cerchiamo un filo conduttore, un navigatore satellitare dell'anima che ci aiuti a individuare la Bergamo dei prossimi vent'anni. Da qui prende forma Eco Lab, qui comincia l'operazione futuro. Quale Bergamo vogliamo per i nostri figli? Ormai da tempo scollinati oltre la società della democrazia e la società del benessere, con la convinzione d'essere sulla strada giusta nel mettere a punto la società dell'integrazione, ecco che tutto torna in gioco e che la crisi dell'economia si trasforma in crisi di identità.

Le certezze traballano, i luoghi comuni si sgretolano e le priorità vengono rimescolate dal vento impetuoso della recessione. Così, reiterare la domanda significa scandirla come il rintocco del Campanone: quale Bergamo vogliamo per i nostri figli? Verde, vivibile, bella, meno trafficata, con una sostenibilità urbanistica all'altezza di una moderna città europea? Rispondere a tavolino è facile, ma le risposte dall'alto non ci interessano. Con Eco Lab vogliamo rivolgere la domanda non ai politici, ma ai cittadini. E vogliamo farlo attraverso i mezzi di comunicazione che la città conosce: il nostro giornale, il nostro sito web, Bergamo Tv. Abbiamo visto tramontare l'idea di Porta Sud come sbocco urbanistico per la Bergamo che verrà, abbiamo visto la Cittadella dello Sport inabissarsi nel bidone delle buone intenzioni, abbiamo visto del tutto comprensibili incertezze nella gestione di quel gioiello eterno che è Città Alta e smarcamenti repentini (di questi tempi e con questi costi) rispetto all'obiettivo di Bergamo Città della Cultura 2019. Eppure i progetti ci sono, le potenzialità strutturali anche. E in passato l'orgoglio bergamasco aveva fatto il resto. Oggi tutto è più sfumato, la crisi ha costretto le amministrazioni a ripiegarsi su se stesse e le persone a darsi nuove-vecchie priorità sui bisogni primari.

Per questo riteniamo fondamentale che L'Eco, con due partner di grande prestigio come l'Università di Bergamo e l'istituto di ricerca Ipsos di Nando Pagnoncelli, si faccia interprete di una necessità comune: guardare avanti e capire qual è la strada giusta per una città che ha tutti i presupposti per diventare la prima, compiuta Smart city italiana. Il progetto è europeo, Bruxelles ha messo a disposizione 11 miliardi in dieci anni per realizzare modelli di città (di medie dimensioni) capaci di risparmiare energia e di aiutare i cittadini a vivere meglio. In questa direzione gli obiettivi sono tanti. C'è chi pensa che il futuro sia un parco con il lago e le anatre, chi un aeroporto con nove milioni di passeggeri, chi la riscoperta della filovia. Per questo abbiamo scelto cinque grandi temi: mobilità, urbanistica, verde, vivibilità, bellezza. E su questi vogliamo sollecitare i bergamaschi a dire la loro attraverso il giornale, i blog, le interviste Tv e radio.

Organizzeremo incontri pubblici (il primo stasera), forum con esperti locali e internazionali. Un viaggio lungo un anno senza mai fermarci nel solco di quella frase di Einstein che recita: «Vivere è come andare in bicicletta. Per non cadere devi continuare a muoverti». Siamo felici di vedere accanto a noi gli studenti dell'università a indicarci quale futuro sognano le nuove generazioni. Poi raccoglieremo le reti a bordo e tireremo le somme. Vale a dire consegneremo il risultato di Eco Lab ai candidati alle prossime elezioni amministrative perché tengano conto delle volontà dei cittadini. Un bell'impegno, una macchina organizzativa complessa, nella convinzione che oggi un giornale rappresentativo del territorio non possa limitarsi a pubblicare notizie e a portare alla luce problemi. Ma debba dare una mano a risolverli.

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