Amalia Tresoldi cede il passo
Città Alta perde un pezzo di storia

Bergamo Alta sta per perdere un altro pezzo della sua storia, un altro personaggio che ne ha caratterizzato gli ultimi 40 anni. A fine ottobre Amalia Tresoldi lascerà - appunto dopo 40 anni esatti - la gestione della sua bottega al civico 17 di via Gombito.

Bergamo Alta sta per perdere un altro pezzo della sua storia, un altro personaggio che ne ha caratterizzato gli ultimi 40 anni. A fine ottobre Amalia Tresoldi lascerà - appunto dopo 40 anni esatti - la gestione della sua bottega (così preferisce chiamarla, non le piacciono né la definizione di latteria, né quella di mini market) al civico 17 di via Gombito, a pochi metri da piazza Mercato delle scarpe.

Seconda generazione di una famiglia, i Tresoldi, che a Bergamo è sinonimo di pane di qualità, Amalia, 63 anni, è l'ultima - rispetto ai suoi numerosi fratelli - a cedere all'avanzare dell'età e a passare la mano. Mentre però negli altri casi sono subentrati figli e nipoti, Amalia – che ha un marito bancario e l'unica figlia infermiera – deve cedere l'attività ad altri.

«Ho avuto diverse richieste – afferma – ma alla fine mi sembra di aver scelto la soluzione migliore, nell'interesse di tutti i miei clienti e degli abitanti di Città Alta. Ho avuto buone offerte per l'apertura di una gelateria o anche di una sartoria, ma alla fine ho deciso di cedere l'attività a una famiglia di panificatori, Fausto e Marina Fassi, che già hanno un panificio con forno in via San Tomaso e che già mi consegnano ogni giorno il loro pane da vendere, dal momento che io non ho il forno. Quindi mi sembra di aver salvaguardato anche le esigenze dei miei clienti, per i quali sarebbe stata un grave disagio la chiusura di un altro negozio di generi alimentari».

Fu Filippo Giuseppe Tresoldi, nel 1938, a trapiantare da Cassano d'Adda a Bergamo la famiglia che avrebbe dato lustro all'arte della panificazione in città. Il primo forno fu aperto in via San Lorenzo, quindi nel 1946 in via Gombito. Nel 1959 seguì l'apertura del punto vendita in via Colleoni. Al patriarca si affiancò subito la seconda generazione della famiglia, i figli Mario, Agostino, Italo, Claudio, Alberto, Amalia e Guido.

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