Giovani pellegrini da Sotto il Monte
Dopo 19 km messa in Cattedrale

«Molti oggi hanno la tentazione di rinunciare a vivere, non perché si pensa a gesti insani, ma perché ci chiediamo se vale la pena vivere. Invece bisogna alimentare il desiderio di vivere, non sopravvivere. Vivere è amare e essere amati».

«Molti oggi hanno la tentazione di rinunciare a vivere, non perché si pensa a gesti insani, ma perché ci chiediamo se vale la pena vivere. Invece bisogna alimentare il desiderio di vivere, non sopravvivere. Vivere è amare e essere amati. Dobbiamo avere a cuore la vita, che non è un istinto di sopravvivenza, perché anche una pianticella vuole vivere. Nell'uomo c'è l'intelligenza che è anche desiderio di rispondere alle domande della vita. E la fede cristiana è certezza di vita».

Così il vescovo Francesco Beschi si è rivolto ai cento giovani, domenica mattina alle 6 in Cattedrale, giunti in Città Alta alla conclusione di un pellegrinaggio scattato sabato alle 23 da Sotto il Monte sulla traccia «Per voi la Chiesa ha acceso una luce» e guidato da don Flavio Bruletti, viceassistente di Azione cattolica per il settore giovani.

L'iniziativa è stata proposta da diverse realtà ecclesiali per rivivere il 50° di apertura del Concilio. Dopo l'omelia, i giovani hanno donato al vescovo un grande cero, simbolo dell'Anno della fede indetto dal Papa. Attingendo da questo cero, monsignor Beschi ha poi acceso quattro ceri, che a loro volta hanno alimentato il cero che ogni partecipante teneva nella mano. Tutti poi hanno recitato il Credo apostolico.

I giovani avevano camminato per 19 km sabato notte sfidando il maltempo. Avevano acceso i lumini cantando «Io vedo la tua luce» Il parroco di Sotto il  Monte, monsignor Claudio Dolcini, aveva dato la benedizione ai pellegrini e l'augurio di una buona camminata, alla quale hanno partecipato anche i volontari della Protezione civile. Tappe a Locate, dove i giovani sono stati accolti dal parroco don Mauro Palamini, e alla Madonna alla Castagna prima dell'approdo in Città Alta.


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