Moio, scomparso da due mesi
«Tracce lasciate ad arte, è vivo»

Perché ha lasciato tracce di sé così eloquenti? L'auto abbandonata - sembra quasi di fretta - con le quattro frecce accese, un cacciavite con le sue impronte, una scarpa, ma niente tracce di sangue lungo il pendio dove potrebbe essere scivolato.

Perché ha lasciato tracce di sé così eloquenti? L'auto abbandonata - sembra quasi di fretta - con le quattro frecce accese, un cacciavite con le sue impronte, una scarpa, ma niente tracce di sangue lungo il pendio dove potrebbe essere scivolato.

E del corpo nemmeno l'ombra, nonostante il minuzioso e accurato lavoro del soccorso alpino e dei vigili del fuoco in tutta la zona, che hanno perlustrato il bosco, il fiume e pure il laghetto. «La nostra idea è che - volontariamente oppure perché indotto da qualcun altro - Sergio abbia disseminato questi indizi per far credere a tutti che sia morto, mentre in realtà sia ancora vivo e si trovi altrove».

Questi sono i dubbi che mercoledì mattina hanno condotto in Valle Brembana Marcello Roccato, papà di Sergio, il trentaseienne scomparso da Milano dal 2 settembre, e la cui auto è stata ritrovata, due giorni più tardi, in alta Valle Brembana, a Moio de' Calvi, al bivio con la strada che porta a Roncobello.

Papà Marcello mercoledì, alle 11,30, ha effettuato un sopralluogo con l'investigatore privato Luca Tartaglia che lo sostiene in questo periodo e che si è anche offerto di svolgere indagini per aiutare nelle ricerche di Sergio. L'équipe sta dunque lavorando per capire il filo logico che lega tutte le azioni compiute dal trentaseienne di Milano.

«Non passa giorno senza la speranza che prima o poi mio figlio si faccia vivo - spiega ancora Marcello -. Non tanto per me, quanto per la compagna, e, soprattutto per il figlio di sette anni, Eros, che è disperato e piange tutto il giorno».

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