«Non morì per le botte del fratello»
Scarcerato il 28enne di Mozzanica

Daniel non è morto in conseguenza del diverbio. E' quanto emerso dall'autopsia eseguita sul corpo del nigeriano di 30 anni che abitava a Mozzanica, morto all'ospedale di Treviglio, dov'era stato ricoverato dopo una lite con il fratello Joshep, di 28 anni.

Daniel non è morto in conseguenza del diverbio. E' quanto emerso dall'autopsia eseguita sul corpo di Kolade, il nigeriano di 30 anni che abitava a Mozzanica, morto sabato notte all'ospedale di Treviglio, dov'era stato ricoverato dopo una lite con il fratello Joshep, di 28 anni e suo coinquilino.

L'esame autoptico disposto dalla procura di Bergamo avrebbe quindi stabilito che non vi è un nesso causale fra la lite e il decesso, in sostanza Daniel non sarebbe morto per le botte del fratello. Fra l'altro, l'immigrato soffriva anche di cuore.

Cadono quindi gli indizi di colpevolezza. E il pm ha disposto l'immediata scarcerazione del fratello della vittima che si trovava nella casa circondariale di via Gleno a Bergamo con l'accusa di omicidio preterintenzionale.

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