Il decreto «Liste Pulite» è pronto
Ecco chi non potrà candidarsi

Il decreto «Liste Pulite» è ormai pronto. Il ministro dell'Interno, Annamaria Cancellieri e il prefetto Bruno Frattasi, capo segreteria lo hanno messo nero su bianco: è il decreto legislativo sulla incandidabilità dei politici.

Il decreto «Liste Pulite» è ormai pronto. Il ministro dell'Interno, Annamaria Cancellieri e il prefetto Bruno Frattasi, capo segreteria lo hanno messo nero su bianco: è il decreto legislativo sulla incandidabilità dei politici

L'obiettivo è quello di arrivare alle prossime elezioni con una legge già in vigore, che impedisca di ritrovare tra i candidati una sfilza di pregiudicati e arraffisti.

SENTENZA PASSATA IN GIUDICATO
Si parte da un punto fermo: per scattare il divieto di candidatura, la sentenza deve essere passata in giudicato. Quindi deve essere confermata dalla Cassazione, oppure non deve essere stata appellata dal condannato. L'unica deroga alla regola sulla definitività della sentenza riguarda i componenti delle commissioni pubbliche che gestiscono risorse finanziarie o che assegnano appalti pubblici con o senza gara: in questo caso, se hanno subito una condanna per reati contro la pubblica amministrazione sono fuori gioco anche se la sentenza non è definitiva.

CONDANNA A 2 ANNI E PATTEGGIAMENTO
Vero spartiacque per gli aspiranti deputati e senatori e anche per chi è candidato ad una poltrona di ministro, è la condanna a due anni. Chi è condannato a più di 2 anni non può candidarsi, anche se ha patteggiato.

REATI
il divieto non vale per tutti i reati del codice penale. Il decreto prevede i reati per quali è prevista la competenza della Procura: associazione a delinquere, associazione a delinquere di stampo mafioso, sequestro di persona a scopo di estorsione, riduzione in schiavitù e tratta di esseri umani e alcuni reati legati all'uso di sostanze stupefacenti e all'agevolazione dell'uso delle stesse. Sono inseriti poi tutti i reati che hanno finalità di terrorismo. E naturalmente i reati contro la pubblica amministrazione (peculato, malversazione, concussione, corruzione, istigazione alla corruzione, abuso d'ufficio, interesse privato in atti d'ufficio, omissione in atti d'ufficio, interruzione di pubblico servizio ed altri reati collegati).

La frode fiscale per ora non è tra i reati previsti per l'incandidabilità.

Tra oggi e domani il testo sarà sottoposto ai colleghi di Giustizia e Funzione Pubblica, Paola Severino e Filippo Patroni Griffi. Per poi prendere la strada delle Commissioni Giustizia di Camera e Senato, che dovranno formulare obbligatoriamente un parere, seppure non vincolante, prima del passaggio nelle aule di Montecitorio e Palazzo Madama.

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