Dahinatou: una vita difficile
segnata da violenze e disoccupazione

Una vita difficile quella di Dahinatou Lengane, segnata dalla violenza del primo marito e dal divorzio, dalla speranza di rifarsi un'esistenza con un lavoro e un nuovo compagno, vanificata però dalle difficoltà che sempre hanno caratterizzato la permanenza in Italia.

Una vita difficile quella di Dahinatou Lengane, segnata dalla violenza del primo marito e dal divorzio, dalla speranza di rifarsi un'esistenza con un lavoro e un nuovo compagno, vanificata però dalle difficoltà che sempre hanno caratterizzato la permanenza in Italia.

Il gesto drammatico di ieri riassume lo stato d'animo di una donna che si è vista sottrarre i primi due figli dal tribunale dei minori e forse, per le sue precarie condizioni d'affidabilità e lavorative, rischiava di vedersi togliere allo stesso modo anche il piccolo di soli 15 mesi. La trentaseienne originaria di Garango Boulgou nel Burkina Faso, si era illusa di trovare nel nostro Paese le condizioni per realizzare il suo sogno di mamma e moglie. In parte c'era anche riuscita, dando alla luce due figli, avuti dal primo marito originario della Costa d'Avorio. Viveva a Casirate ma da qui dovette scappare quattro anni fa, dopo il divorzio, le violenze subite dal marito e l'incendio della casa, appiccato dall'uomo.

A Mozzanica Dahinatou abita in via Roma in una corte del centro paese e dove al primo piano risiede in un appartamento. Da qui mercoledì sera se n'è uscita in tutta fretta con in braccio il figlioletto piangente. A riferirlo sono stati ieri alcuni vicini: «Erano le 9 di sera quando stavamo fumando sul ballatoio e l'abbiamo vista scendere le scale salire sulla sua Peugeot 205 verde e sparire. Probabilmente è stata in giro tutta notte perché la mattina l'auto non c'era in cortile». I vicini raccontano di una vita portata avanti tra tante difficoltà: «Prima lavorava come operaia in una ditta della Bassa poi aveva perso il posto e intanto aveva avuto il piccolo Mohamed dal suo compagno, tra l'altro anche lui disoccupato. Anche noi l'avevamo aiutata economicamente, ma forse non le bastava: il suo comportamento era cambiato. La vedevamo nervosa, insicura, alla ricerca di un lavoro che le potesse permettere almeno di pagarsi le rate del mutuo».

La casa in cui la donna abitava l'aveva comprata grazie a un prestito, ma la perdita di lavoro e la mancanza d'aiuto economico da parte del compagno aveva fatto precipitare la situazione. Qualche lavoretto come domestica e nulla più, almeno negli ultimi mesi.

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