Moto sparite, denunce salite a 92
Il titolare: «Ho già spiegato al pm»

Aumentano davvero a vista d'occhio le denunce nei confronti dell'ormai ex «Angolo della moto» di Covo da parte di persone che si sono viste sottrarre il loro bolide senza mai ottenere in cambio il corrispettivo dovuto. Siamo ormai a quota 92.

Aumentano davvero a vista d'occhio le denunce nei confronti dell'ormai ex «Angolo della moto» di Covo da parte di persone che si sono viste sottrarre il loro bolide senza mai ottenere in cambio il corrispettivo dovuto.

Due le modalità della presunta truffa messa in atto nel punto vendita di via Pradone. Chi aveva affidato le moto con la formula del conto-vendita con il libretto di circolazione e il certificato di proprietà originale si è visto la moto radiata e mandata all'estero.

Chi, invece, aveva consegnato soltanto il libretto si è visto la moto rivenduta in Italia. Il tutto sempre - stando alle denunce - senza che i clienti del punto vendita vedessero un solo euro, a differenza - si presume - del negoziante.

Tra le due tipologie di truffa e sommando tutte le denunce presentate anche alle stazioni dei carabinieri della zona dove vivono i truffati (sparsi un po' per tutta la Lombardia, visto che venivano contattati via internet) si arriva a ben 92 denunce nei confronti del negozio di Covo chiuso ormai da settimane, mentre il sito internet risulta ancora regolarmente attivo.

La ragione sociale del negozio è «L'angolo della moto Snc di Grassi Adriano e Busetti Maria Luisa», che sono i due soci. L'officina dell'ex negozio si chiama invece «Bike service di Longhi Luigi», impresa individuale attiva dal marzo del 2010: Luigi Longhi è il compagno di Maria Luisa Busetti.

Mentre quest'ultima, così come il socio Adriano Grassi (titolare al 50% dell'«Angolo della moto»), ieri non risultavano raggiungibili al cellulare, Luigi Longhi ha risposto alla telefonata: «È già stato detto e scritto tanto su questa vicenda - ha spiegato - e io non ho nient'altro da aggiungere. Quanto dovevo dire l'ho detto direttamente al magistrato che mi ha interrogato giovedì scorso».

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