A 10 anni dalla frana di Camorone
«Fu un'esplosione di solidarietà»

«Meno di due anni dopo la tragedia quanti avevano perso tutto erano in una nuova casa, una casa loro. Penso che questo sia già un primato». Probabilmente sì, in un'Italia che spesso, in caso di calamità naturali, fatica a soccorrere e a ricostruire.

«Meno di due anni dopo la tragedia quanti avevano perso tutto erano in una nuova casa, una casa loro. Penso che questo sia già un primato». Probabilmente sì, in un'Italia che spesso, in caso di calamità naturali, fatica a soccorrere e a ricostruire.

A parlare è Gianni Salvi, sindaco oggi e in quel 28 novembre 2002, quando una frana di enormi proporzioni - fu calcolata in oltre un milione di metri cubi - distrusse la parte storica di Camorone. Ma la tragedia che sconvolse la piccola frazione di Brembilla (310 sfollati e 14 case distrutte) fu solo la punta di un disastro che colpì tutta la provincia, con 35 comuni interessati da abitazioni danneggiate, strade chiuse ed evacuazioni. Domenica e mercoledì Brembilla ricorderà quelle giornate.

«Camorone ci ha lasciato in eredità e ci ha fatto conoscere la grande solidarietà del paese e di tutta la Bergamasca - dice il sindaco Salvi -. Questo è anche il significato della giornata commemorativa. La sera del disastro gli sfollati avevano già trovato gli appartamenti dove alloggiare senza che venissero utilizzati i letti preparati alla scuola media e in palestra. E poi la solidarietà di tutta la gente bergamasca».

«Ci sostenne tantissimo il vescovo Roberto Amadei che non si vedeva mai ma era sempre presente, tramite «L'Eco» e Bergamo Tv. E sarà ricordato anche domenica nella giornata commemorativa in chiesa. La solidarietà fu straordinaria. Ricordo che tra i primi contributi arrivarono quelli dei tifosi della Curva nord dell'Atalanta. Mentre un privato cittadino di Bergamo, originario di Brembilla, che volle restare anonimo, ci diede subito cento milioni di lire».

Spesso, in catastrofi simili, i soccorsi sono oggetto di critiche, per ritardi o male organizzazione. Come andò a Camorone?
«Devo dire che funzionò tutto al meglio. Nessuno si fece male. Abbiamo magari brutti ricordi in mente ma non abbiamo dei drammi da ricordare. Questo è importante. I soccorsi funzionarono bene. Nelle difficoltà del momento c'è sempre qualcosa che si poteva fare meglio ma sia protezione civile, sia gli enti pubblici si coordinarono in modo esemplare. Credo che Camorone abbia anche contribuito a determinare i piani di emergenza approvati successivamente dalla Provincia. Fu un banco di prova reale. Si misero in pratica quelle che fino ad allora erano solo teorie sulla prevenzione».

Leggi le due pagine dedicate all'argomento su L'Eco di venerdì 23 novembre

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