Anche per la Tav avanti tutta
Gli espropri sono al rush finale

Le cifre fanno impressione, ma lo fa di più un viaggio nella Bassa ferita, nella campagna travolta dai cantieri delle due grandi opere. Brebemi avanza spedita, l'alta velocità, che corre parallela, sta lentamente prendendo forma, ormai abbozzata nel percorso e nelle prime opere.

Le cifre fanno impressione, ma lo fa di più un viaggio nella Bassa ferita, nella campagna travolta dai cantieri delle due grandi opere. Brebemi avanza spedita, l'alta velocità, che corre parallela, sta lentamente prendendo forma, ormai abbozzata nel percorso e nelle prime opere in muratura, sovrappassi, sottopassi e canalizzazioni che serviranno a tutte e due le infrastrutture.

Alla Coldiretti snocciolano i numeri: l'autostrada, con le opere complementari, si porta via 2.940.000 metri quadrati di campagna; la Tav con le nuove strade e la viabilità minore ne mangia altri 1.851.733. In totale quasi 5 milioni di metri quadrati di terra sacrificati all'asfalto e alle rotaie. Mica bruscolini.

In totale sono coinvolte dai maxi-lavori 713 ditte, 150 sono aziende agricole. Un centinaio di queste sono interessate dal passaggio di tutte e due le opere. Il grosso degli espropri è stato fatto. Il 95% dei terreni è stato occupato dalla Tav (entro l'anno sarà il 100%), idem ha già fatto Brebemi che è partita prima.

«Tutti hanno chiuso accordi bonari - spiegano dalla Coldiretti -. Si è preso come riferimento il valore agricolo medio. Bergamo ha quello più alto di tutta la Lombardia. Quindi sono stati pagati prezzi in linea, anche se poi la terra non lo è mai abbastanza...».

I tempi dei pagamenti sono l'altra nota dolente. Per l'autostrada il 95% degli agricoltori ha percepito l'acconto (l'80%). «Per il resto dell'acconto e il saldo - spiegano ancora - siamo ancora in attesa di risposte da parte dell'ente espropriante». L'85% degli agricoltori ha invece già percepito l'acconto per la Tav.

Oltre ai ritardi, ci sono poi anche le tasse. Gli agricoltori stanno continuando a pagare Consorzio di bonifica, Irpef e Imu sui terreni espropriati. Tra poco ci sarà il saldo dell'Imu, un'altra botta per la terra che di fatto nessuno può più usare né coltivare. Il danno e la beffa.

Leggi le due pagine dedicate all'argomento su L'Eco di domenica 25 novembre

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