«Striscia» a Valbondione
Piffari nel mirino per un b&b

Bed & breakfast aperto ai turisti, o semplice abitazione privata? La frazione montana di Lizzola, ieri sera, è approdata direttamente su Canale 5, a Striscia la Notizia, con un servizio di Max Laudadio dedicato alle attività della famiglia Piffari. GUARDA IL VIDEO

Bed & breakfast aperto ai turisti, o semplice abitazione privata? La frazione montana di Lizzola, ieri sera, è approdata direttamente su Canale 5, a Striscia la Notizia, con un servizio di Max Laudadio dedicato alle attività della famiglia Piffari.

Ad attirare in alta valle il «Cicalotto» di Mediaset è stata una segnalazione di un residente, Walter Semperboni, che ha sollevato dei dubbi sull'utilizzo di finanziamenti regionali ottenuti da Sergio Piffari e dalla moglie, nel 2006. «Finanziamenti, sicuramente almeno quelli della moglie, per un bed & breakfast – ha detto Semperboni – che però risulta solo sulla guida telefonica: se si chiama per prenotare, dicono sempre che è pieno, o che ci sono lavori, perché in realtà è l'abitazione dove abitano l'onorevole Piffari e famiglia».

Una telefonata e due «scampanellate» direttamente sul posto, da parte degli inviati di «Striscia», per tentare di prenotare una stanza ottengono in effetti risposte sempre negative: la struttura gestita dalla moglie di Piffari, il «B&b Dina», è «chiusa per lavori», o addirittura «non fa più attività». Di qui l'assalto di Laudadio, nella verde versione del «Cicalotto», direttamente a Piffari (che stasera dovrebbe di nuovo tornare in onda, per una replica sulla vicenda), per chiedere spiegazioni. Queste le cifre, citate anche nel servizio tv: la moglie del segretario regionale dell'IdV ha ricevuto a maggio 2006 un contributo di 100 mila euro dal Pirellone. Tre mesi dopo, 98 mila sono andati a Sergio Piffari. «In entrambi i casi, contributi ottenuti con bandi, per ditte individuali», ci ha spiegato ieri sera Piffari.

Grazie anche ai finanziamenti, aggiunge il parlamentare, due attività sono poi effettivamente state avviate nel 2007: il «Dina», della moglie, in via Ruffini, e «Casa Sergio», in via Don Giovanni Bono.

«Nel 2011 ho ceduto il mio b&b alla società che gestisce gli alberghi, per usarlo come struttura di appoggio in caso di gruppi numerosi – spiega Piffari –. Le spese erano tante, e Lizzola non è Città Alta». Sempre nel 2011, «per motivi di salute abbiamo sospeso per sei mesi l'attività di mia moglie, che invece quest'anno, a luglio, ha lavorato. Comunque, non abbiamo mai preso un euro per speculare, anzi, ci abbiamo rimesso dei soldi, abbiamo fatto dei debiti per avviare queste attività, e abbiamo sbagliato: purtroppo si lavora poco».

Quanto al fatto che nella struttura abiti la famiglia, «l'obbligo di residenza è uno dei criteri del b&b. Ovvio che mia moglie debba vivere lì. Siamo vincolati alla destinazione d'uso, mia moglie paga pure l'Imu più alta per questo, mentre non ci sono obblighi di tenere aperto. Semmai, se non si esercita, la Provincia può ritirare l'autorizzazione». Piffari assicura che entrambe le strutture hanno esercitato l'attività, con decine di ospiti, anche se «il massimo è di sei posti letto, quindi non si fanno numeri enormi». Ora, comunque («siamo in bassa stagione, ma se volete potete venire a veder le camere»), anche l'attività della signora è chiusa, pure «per una questione di sicurezza della mia famiglia», conclude Piffari.

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