Parlamentarie Pd, squadra fatta
Polemiche su firme ed esclusi

E ti pareva che filasse tutto liscio. La squadra c'è, ma i mugugni pure. La direzione provinciale del Pd, in una riunione bollente, ha votato i sei candidati che il 29 dicembre correranno per le Parlamentarie.

E ti pareva che filasse tutto liscio. La squadra c'è, ma i mugugni pure. La direzione provinciale del Pd, in una riunione bollente, ha votato i sei candidati che il 29 dicembre correranno per le Parlamentarie.

Sono (in ordine alfabetico, per non urtare le sensibilità): il capogruppo di Palafrizzoni Elena Carnevali, il manager Giorgio Gori, l'ex consigliere comunale di Romano Beppe Guerini, il sindaco di Solza Carla Rocca, il deputato uscente Giovanni Sanga e il consigliere provinciale Mirosa Servidati.

«Candidati che nel complesso rappresentano a pieno il Pd per storia, profili, genere e territorialità», commentano a fine (difficile) giornata il segretario provinciale Gabriele Riva e la presidente della direzione Laura Rossoni.

Non si sottoporranno alle urne il senatore Mauro Ceruti, che ha fatto sapere di rinunciare a un mandato bis, e l'onorevole Antonio Misiani, tesoriere nazionale del partito, che si appella al listino bloccato di Pier Luigi Bersani dove conta di «rappresentare Bergamo».

Fin qui tutto bene. Ma - a porte rigorosamente (quasi) chiuse alla stampa - si è comunque consumata un'accesa discussione tra i democratici. Indovinate su cosa? Manco a dirlo sulle regole, per cui un iscritto al Pd poteva aspirare o meno alla competizione. Diverse le questioni messe sulla graticola, tutte, alla fine, riconducibili alla «questione madre»: le firme.

Tre le strade ufficiali per poter entrare in gara. Per i parlamentari uscenti bastava dimostrare la propria disponibilità a ricandidarsi, senza bisogno di raccogliere firme (è il caso di Giovanni Sanga). Per gli altri bisognava avere almeno il 5% degli iscritti (circa 170 «sottoscrizioni») e consegnare il tutto entro le 20 di venerdì. Requisiti rispettati solo da Elena Carnevali (vera record woman con 436 «autografi» raccolti casa per casa e quartiere per quartiere) e Giorgio Gori (180).

Leggi di più su L'Eco di domenica 23 dicembre

© RIPRODUZIONE RISERVATA