La politica non parla ai giovani
Per protesta il 30% voterà Grillo

Se sessanta giovani, una domenica, pigliano al volo l'invito di ritrovarsi in un oratorio della città per parlare di politica, qualcosa vorrà pur dire. Forse che ai giovani la politica interessa, nel senso che vogliono capire di più, conoscere quali sono i meccanismi che spostano il consenso, quali mutamenti si stanno compiendo in questi mesi nello scenario politico.

Per quasi 4 milioni di giovani quello di febbraio sarà il primo voto in una consultazione a livello nazionale: «Abbiamo tutti, ma soprattutto voi giovani, una responsabilità in termini di conoscenza e di consapevolezza». Lo ha detto a quei sessanta giovani Nando Pagnoncelli, della Ipsos, in una conversazione sui temi della politica promossa dal parroco di Longuelo don Massimo Maffioletti. Presenti anche giovani dal quartiere di Boccaleone e da Almè, Presezzo, Paladina, Dalmine.

Tra l'altro Pagnoncelli evidenzia come in campagna elettorale si spinga di più su microaspetti tesi ad influenzare il voto immediato ma che spesso eludono i grossi problemi, quelli che riguardano il domani. Ma ai giovani il domani interessa, eccome. Si chiama scuola, lavoro, famiglia.

Un sondaggio svolto in tutta Italia nel mese di gennaio - pubblicato ieri da un quotidiano nazionale - rivela che la percentuale di giovani che si collocano nell'area dell'astensionismo è vertiginosamente diminuita negli ultimi tempi. Davanti ad una politica le cui logiche sono difficili da comprendere, i giovani vogliono informarsi, capire e scegliere.

Sempre secondo il sondaggio gli ultimi dati vedrebbero la fascia giovanile convergere soprattutto su un voto di protesta verso la politica tradizionale e il Movimento 5 Stelle di Grillo è il primo partito fra i giovanissimi e il secondo, dopo il Pd, nella fascia tra i 24 e i 34 anni.