Furto alle Poste di Locate
La Cisl: è allarme sicurezza

È allarme sicurezza per i centri di recapito di Poste Italiane: a lanciarlo è la Slp Cisl di Bergamo dopo l'ennesimo caso di furto avvenuto nel capannone di Locate, a Ponte San Pietro: porta sfondata, armadio blindato diverto, rubati all'incirca 1.000 euro.

È allarme sicurezza per i centri di recapito di Poste Italiane: a lanciarlo è la Slp Cisl di Bergamo dopo l'ennesimo caso di furto avvenuto nelle sedi della provincia. Dopo Zingonia, qualche mese fa, martedì sera i soliti ignoti sono entrati nel capannone di Locate, a Ponte San Pietro, hanno sfondato una porta,  divelto l'armadio blindato e portato via i soldi (all'incirca 1.000 euro) destinati alle raccomandate e assicurate.

Nel frattempo hanno anche distrutto le macchinette del caffè dalle quali hanno recuperato altra moneta.

«Il danno agli strumenti e alla struttura è più alto del valore dei soldi sottratti – dice Gabriella Tancredi, segretario generale di Slp Bergamo -, ma la cosa più sconcertante è che in questi centri sono tutti privi delle elementari forme di sicurezza: non ci sono telecamere, non c'è un sistema d'allarme adeguato, tanto da mettere a repentaglio chi ci lavora».

«Ci chiediamo e chiediamo a Poste come sia possibile, che questa che è un'azienda fra le più floride in Italia nel settore dei servizi (come continua a dichiarare per ogni dove l'amministratore delegato), che chiude i bilanci con un utile significativo, non si sia ancora attivata per mettere in sicurezza tutti i propri siti immobiliari». 

«Ci chiediamo - aggiunge ancora - dove siano finite tutte le nostre segnalazioni a riguardo e le segnalazioni degli RR.LL.SS. che puntualmente visitano gli uffici e possono constatare con mano quanto questi siano esposti alla mercè del più improvvisato dei criminali. Andando avanti così potremo pensare che Poste Italiane stia diventando veramente uno sportello bancario sempre aperto e a disposizione di chiunque, basta essere in grado di utilizzare un chiavistello o un piede di porco».

«Anche questa volta – conclude Tancredi -  segnaleremo la cosa alle strutture aziendali e richiederemo nuovamente l'intervento di chi sul territorio è preposto ad occuparsi delle  sicurezza: il prefetto e le autorità di vigilanza».

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