Elezioni: è il trionfo di Grillo
Bersani non smacchia Berlusconi

Boom di Grillo (con il Movimento 5 Stelle primo partito), rimonta di Berlusconi, centrosinistra avanti nelle percentuali e probabile candidato a vincere il premio di maggioranza a Montecitorio: sono molti i vincitori di queste elezioni. Il problema è che il Paese sembra ingovernabile.

Boom di Grillo (con il Movimento 5 Stelle primo partito), rimonta di Berlusconi, centrosinistra avanti nelle percentuali e probabile candidato a vincere il premio di maggioranza a Montecitorio: sono molti i vincitori di queste elezioni. Ma il dato centrale è che nessuna coalizione ha al Senato i numeri per governare da sola.

Il centrosinistra, quando è stato scrutinato l'80 per cento delle schede per il Senato e il 60 per cento della Camera, è avanti a Montecitorio, dove seppure con un piccolo margine di distacco percentuale dal Pdl-Lega, avrebbe la maggioranza netta dei deputati per effetto del premio; ma al Senato la coalizione di Bersani non ce la fa, per effetto della sconfitta nelle regioni chiave.

Nessuno (né Berlusconi, né Bersani, né Grillo) arriva alla soglia dei 158 seggi di Palazzo Madama. Con questi risultati Palazzo Madama è praticamente bloccato; e l'incertezza sul futuro politico rimbalza subito sui mercati, dove lo spread tra i titoli italiani e i bund tedeschi si impenna fino a quota 293.

Il risultato più eclatante è certamente quello di Beppe Grillo. Gli elettori hanno premiato il movimento cinque stelle che registra un boom che va oltre ogni aspettativa. L'M5S si contende con il Pd il primato alla camera ballando attorno al 25% (dati parziali del Viminale alle 22). Il centrosinistra può aspirare al premio di maggioranza alla Camera solo grazie all'alleanza con Vendola, che gli porta un altro 3,2 per cento.

Berlusconi, va detto, è autore di una netta rimonta; partito da sondaggi che due mesi fa assegnavano al Pdl percentuali inferiori al 20%, oggi grazie alla campagna elettorale giocata su temi caldi come la restituzione dell'Imu, al Senato è sopra il 21 e con la Lega e gli altri alleati si avvicina al 30% strappando al Pd i premi di maggioranza in Lombardia, Campania e Sicilia e Veneto, impedendo così a Bersani di vincere a Palazzo Madama. Il suo alleato leghista sconta l'attivismo del Cav fermandosi sotto il 4 per cento.

Le urne hanno un sapore amaro per Mario Monti, che non raggiunge il 10 per cento alla Camera: i suoi alleati centristi Udc e Fli escono con le ossa rotte dalla prova elettorale. Fini resterà fuori dal Parlamento mentre Casini, che ammette la sconfitta, dovrebbe invece farcela al Senato. Con questo risultato (appena migliore al Senato) il progetto centrista non può nemmeno giocare il ruolo di ago della bilancia: i voti del professore non danno la maggioranza nè al centrosinistra nè al centrodestra.

Fallimentare l'esperimento di Rivoluzione Civile: la lista messa insieme da Antonio Ingroia non raggiunge il quorum, e l'insuccesso trascina fuori dal Parlamento anche Antonio Di Pietro. Con questi risultati l'incertezza sul nuovo governo è totale. Dal Pd, dopo la doccia fredda che ha gelato le speranze di Bersani alimentate dai primi instant poll, sono immediatamente arrivate una serie di precisazioni per escludere la possibilità delle larghe intese e di «inciuci» con il Pdl.

Ma nel Pd c'è anche chi pensa che sarebbe il caso di avviare un dialogo con il Movimento cinque stelle. Nel Partito democratico sotto choc per una vittoria sfuggita sul filo di lana, tace Matteo Renzi, lo sfidante di Bersani alle primarie: sono in molti oggi a pensare che con lui alla guida del centrosinistra il risultato sarebbe stato diverso.

A ridersela sotto i baffi è Beppe Grillo. Il leader delle cinque stelle, che ha spettato i risultati elettorali nel suo orto, si gode il successo e festeggia l'exploit con un tweet: «L'onestà andrà di moda». Tutti gli occhi sono puntati sulle decine di suoi deputati che sbarcheranno a Montecitorio, per capire come si muoveranno.

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