Nelle scuole spopola lo «spotted»
Ma la querela è dietro l'angolo

Pagine ad accesso libero che raccolgono commenti che vorrebbero essere umoristici ma spesso sono malevoli o grevi. Una sorta di bacheca gigante o, come dice efficacemente un docente, le porte dei bagni pubblici del XXI secolo.

Si comincia con un pettegolezzo e si finisce con una denuncia. Sta accadendo con il fenomeno «spotted» (avvistato, notato, finito nel cono di luce). Pagine ad accesso libero (basta essere registrati in Facebook) che raccolgono commenti che vorrebbero essere umoristici ma spesso sono malevoli o grevi. Una sorta di bacheca gigante o, come si è espresso efficacemente un docente, le porte dei bagni pubblici del XXI secolo.

Nell'ultima settimana di febbraio gli «spotted» si sono diffusi a macchia d'olio, università e scuole superiori in primis. Caratteristica delle pagine spotted è che le affermazioni su Tizio o Caia possono essere pubblicate in forma anonima. I commenti successivi devono essere firmati, ma il danno è fatto.

L'epidemia è stata scoperta a fine febbraio, quando un genitore ha segnalato a un preside di una scuola superiore cittadina che il figlio era stato «avvistato» e fatto bersaglio di commenti ingiuriosi. Il preside ha recuperato la pagina e avvisato l'Ufficio scolastico.

Il passaparola fra dirigenti ha fatto scoprire che ogni istituto aveva la sua pagina spotted, ricca di ogni bendiddio lessicalsintattico. I presidi son corsi al riparo facendo oscurare le pagine pirata e sostituendole con pagine con amministratori riconosciuti, d'accordo con gli studenti che si sono auto organizzati con i loro rappresentanti.

Una circolare del 13 marzo a cura del provveditore Patrizia Graziani raccomanda ai presidi «attenta vigilanza» di un fenomeno che va preso seriamente e che «necessita di interventi educativi preventivi, ma anche, nei casi più gravi e nell'ipotesi di reato, di segnalazione alla polizia.

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