Ravanelli, quel reportage
nello spogliatoio del Napoli

«Era la fine degli Anni Sessanta, mi chiama Parenzan, mi dice di uscire la sera a cena con lui, che ha degli ospiti. Io accetto. A cena, forse alla Marianna, mi trovo davanti a Christian Bernard: il cardiochirurgo che per primo, da poco tempo, aveva eseguito un trapianto di cuore».

«Era la fine degli Anni Sessanta, mi chiama Parenzan, mi dice di uscire la sera a cena con lui, che ha degli ospiti. Io accetto. A cena, forse alla Marianna, mi trovo davanti a Christian Bernard: il cardiochirurgo che per primo, da poco tempo, aveva eseguito un trapianto di cuore. Lui e la sua splendida, giovane moglie. Mangiammo, lo intervistai, Parenzan fece da interprete. Ecco, fu uno dei momenti più emozionanti della mia carriera giornalistica».

Renato Ravanelli parla nel suo studio, in casa, a Loreto. Ravanelli è diventato professionista al vecchio Giornale di Bergamo, poi ha pendolato fra Giornale e L'Eco di Bergamo. Racconta: «Avevo il calcio nel sangue, ho giocato nelle giovanili dell'Atalanta e del Napoli. Il mio primo articolo lo scrissi a quindici anni, fu una cronaca della partita Virescit-Pro Palazzolo. Ero un liceale, infarcii l'articolo di parole forbite. Il capo dello sport del Giornale di Bergamo, Aurelio Locati, me lo gettò nel cestino. E mi disse: "Scrivi quello che hai visto. Basta". Locati fu il mio maestro». La svolta giornalistica avvenne in occasione di un Napoli-Atalanta. Racconta Ravanelli: «Locati mi telefonò, mi chiese di fare lo spogliatoio. Io pensai di farlo così: mi sedetti sulla panca e presi nota di quello che i giocatori si dicevano fra loro, gli scherzi, gli sfottò, descrivendo la scena. Locati mi disse che ero stato bravissimo. Poi il direttore Ugo Cuesta mi chiamò, mi mise in parte generale a tagliare le notizie Ansa che arrivavano via telescriventi».

Ravanelli venne assunto al Giornale di Bergamo, poi passò all'Eco e quindi tornò al Giornale, divenne capo cronista e poi, all'inizio del 1979, direttore del Giornale di Bergamo. Non fu un'esperienza felice, il quotidiano chiuse nel giugno 1980. Ravanelli per ragioni familiari rinunciò all'offerta del Giornale di Montanelli e accettò quella di don Andrea Spada che lo nominò caposervizio allo sport dell'Eco e direttore di Bergamo Tv e Radio Alta. Ravanelli è un giornalista che ha scritto libri su Bergamo, la sua terra, i suoi personaggi, la sua storia. Cinquantuno libri, per l'esattezza.

Dice Ravanelli: «Ho lasciato la redazione nel 1995, ma ho continuato a scrivere. Per me il giornalismo era diventato troppo schematico, ingessato nelle pagine, nel modo di affrontare la professione». Il giornalismo bergamasco ha inciso sulla realtà locale? «Certamente si sono affrontati tanti problemi. Ricordo quando finii in tribunale per un'inchiesta sugli abusi edilizi, sull'eccesso di cementificazione in città, eravamo nei primi Anni '60. I giornalisti hanno denunciato situazioni, anche con una ricaduta pratica. Ma, tutto sommato, abbastanza limitata».

P. A.

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