Il «Donizetti» cambierà volto
Ma i soldi non ci sono ancora

Il Teatro Donizetti chiuderà per restauro. Che è necessario. E sarà anche qualcosa di più: una vera ristrutturazione, per renderlo più funzionale, meglio fruibile, ben inserito in un progetto di città d'arte e cultura. Ma tutto questo non avverrà ora.

Il Teatro Donizetti chiuderà per restauro. Che è necessario. E sarà anche qualcosa di più: una vera ristrutturazione, per renderlo più funzionale, meglio fruibile, ben inserito in un progetto di città d'arte e cultura. Ma tutto questo non avverrà ora. E, in ogni caso, avverrà secondo un progetto e un percorso condiviso, senza fughe in avanti. E secondo il metodo di lavoro sperimentato nella candidatura a capitale europea della cultura 2019.

È questo il punto di vista del sindaco di Bergamo, Franco Tentorio, e dell'assessore alla cultura Claudia Sartirani. Nelle settimane scorse, le voci di una chiusura già nella prossima stagione hanno messo in subbuglio gli abbonati e gli spettatori più affezionati. Le cronache, d'altra parte, sono piene di teatri chiusi per restauro e mai più riaperti. E poi c'è la prospettiva di un effetto-domino del tutto inedito: con la lirica e la prosa spostati (con tanti auguri, visti i precedenti di otto anni fa) al Creberg Teatro Bergamo, e la stagione di quest'ultimo addirittura in viaggio per altri lidi, magari a Treviglio.

Una rivoluzione: «Ma che non ci sarà», spiega Sartirani. «In questo momento sappiamo solo che la stagione 2013-2014 si terrà regolarmente al Donizetti, e che per il resto si sta lavorando a un progetto complessivo». Sul punto Tentorio è chiarissimo: «La stagione l'anno prossimo resta dov'è. Ma questo non vuol dire che tutto sia fermo, anzi. Il problema del Donizetti esiste e non da ora: da anni io e i miei predecessori garantiamo lo svolgimento delle stagioni firmando volta per volta una deroga, assumendoci forti responsabilità personali».

I lavori andranno fatti: «Servono interventi strutturali. Ne approfitteremo anche per migliorare il teatro, e renderlo più funzionale e sempre fruibile». I tempi, tuttavia, sono ancora da vedere: «C'è un percorso, di cui si sta occupando il consigliere comunale Valerio Marabini, incaricato dalla Giunta. Lo Studio Berlucchi, che vinse la gara indetta dal mio predecessore Bruni, ha rivisto il progetto. Ora stiamo aspettando un primo assenso della Sovrintendenza. A breve, presenteremo in Commissione una bozza dello statuto della fondazione di partecipazione che intendiamo costituire per svolgere i lavori, e della convenzione che la legherà al Comune». Nel frattempo, si vuole anche stimolare l'interesse della cittadinanza: «L'idea è aprire a contributi dei cittadini, come venne fatto a Barcellona per il Liceu. Non basterà, ma ha un significato civile e simbolico importante».

Per il momento, tutto resterà com'è. Lo ripete Sartirani: «Donizetti e Creberg Teatro proseguiranno le rispettive attività, perfettamente complementari». La convenzione con Promoberg sarà pertanto rinnovata: «Sarà un rinnovo annuale, in funzione anche dei prossimi sviluppi. Ma non è in discussione: la collaborazione è ottima». E il futuro? «Il futuro ? prosegue Sartirani ? si muove intorno ai punti fermi ricordati dal sindaco. E passa da alcune tappe obbligate, che definiscono un metodo». È un punto che sta molto a cuore all'assessore: «Il problema è più ampio e necessita di alcuni passaggi ulteriori. Il Donizetti non è un immobile qualsiasi: è uno dei fulcri della vita della città e del territorio che si riferisce ad essa. Ed è un teatro: non è questione solo di restauro, ma di elaborare un progetto di gestione e definirne servizi, identità e relazione con il tessuto civile e culturale di cui è perno, facendone un luogo d'incontro anche oltre gli spettacoli».

È questione di metodo, secondo Sartirani: «Esistono delle priorità: questa amministrazione è esposta su più fronti, ci sono importanti cantieri in corso di definizione e chiusura. Confidiamo di lasciare una città migliore di come l'abbiamo trovata. Ma non è neanche questo il punto». Il Donizetti diventa uno dei terreni su cui si misura il nuovo ruolo degli enti pubblici: «Si tratta di identificare degli obbiettivi, definire un percorso e condividerne elaborazione e svolgimento. Su questa base è possibile coinvolgere i privati. Su questa base possiamo renderci conto che è in gioco non semplicemente il teatro, ma un'idea di città. È un discorso che potrei applicare alla nuova Accademia Carrara. O al progetto di Bergamo capitale della cultura, per cui il Comune collabora con Provincia, Regione, Università, Camera di Commercio e Diocesi: un fatto mai verificatosi in passato».

Il restauro-ristrutturazione del Donizetti passa da questa visione, al di là dei problemi di reperimento delle risorse: «Per quelli - conclude Tentorio - dipenderà da come si evolve il patto di stabilità, che al momento ci impedisce di utilizzare 100 milioni di euro». Ma non è quello il punto: «Ci vorrà tempo e un approccio bipartisan, perché sono problemi e questioni di tutti. Le stiamo affrontando, e insieme le risolveremo».

Pier Giorgio Nosari

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