«Lui mi sparo», ma è falso
Da vittima finisce a processo

Da parte offesa a incriminato, per la stessa vicenda di debiti e proiettili nella quale cinque anni fa aveva rischiato di finire all'altro mondo. Ernesto Galli, di Sant'Omobono, da vittima del tentato omicidio s'è trasformato in imputato di calunnia.

Da parte offesa a incriminato, per la stessa vicenda di debiti e proiettili nella quale cinque anni fa aveva rischiato di finire all'altro mondo. Ernesto Galli, 53 anni, di Sant'Omobono (ma negli ultimi tempi si è trasferito fuori provincia), titolare di una società per la distribuzione di giornali, da vittima del tentato omicidio s'è trasformato in imputato di calunnia dopo che nei giorni scorsi il gup Ezia Maccora ha disposto il rinvio a giudizio nei suoi confronti.

Secondo le contestazioni, avrebbe accusato del suo ferimento, pur sapendolo innocente, Ruggiero Piazzolla, quarantottenne di Limbiate (Milano) che successivamente verrà prosciolto. Il giudice preliminare ha deciso per il processo, nonostante il pm Letizia Ruggeri, già autore di una doppia richiesta di archiviazione, avesse invocato il non luogo a procedere perché convinta della mancanza di dolo da parte dell'imprenditore valdimagnino. Alla sbarra, il 23 gennaio 2014, con Galli approderà anche la polemica che ha sollevato il legale di Piazzolla, l'avvocato Luca Pagano del foro di Milano, il quale ritiene inopportuno che a sostenere l'accusa sia un pubblico ministero già dichiaratosi in più occasioni propenso all'estraneità dell'imputato.

Le traiettorie del fascicolo e le scintille procedurali tra le parti in causa ricordano un po' quelle della vicenda giudiziaria di Mohammed Fikri, l'unico indagato per il caso di Yara Gambirasio. Anche lì, oltre alle persone offese, a battagliare c'erano il pm Ruggeri e il gup Maccora. Tutto comincia la sera del 6 luglio 2008, quando due uomini entrano nell'abitazione di Galli a Sant'Omobono. Pretendono soldi, l'imprenditore riesce però ad accompagnarli sull'uscio. Ma è sul pianerottolo che uno dei due estrae una pistola calibro 7,65 ed esplode un colpo al torace del padrone di casa.

In ospedale ai carabinieri Galli dice non di aver riconosciuto gli aggressori. Qualche tempo dopo è la stessa vittima a contattare i militari e a fare il nome di Piazzolla, uno che qualche mese prima si era presentato da lui a reclamare soldi. Il milanese finisce in cella e ci rimane 20 giorni, continuando a sostenere di essere innocente. Lo è davvero, perché c'è più di un testimone pronto a giurare che quella sera Piazzolla fosse da tutt'altra parte. Il 24 marzo 2009 il gup Bianca Maria Bianchi, rigettando la richiesta di condanna del pm Ruggeri, lo assolve per non aver commesso il fatto, sentenza poi passata in giudicato e in virtù della quale l'uomo ha ottenuto un risarcimento per ingiusta detenzione. Due anni dopo vengono arrestati (e successivamente condannati) i quattro veri protagonisti dell'agguato: Rubens Bigi, 53 anni, di Reggio Emilia, l'uomo che aveva premuto il grilletto; Antonino Lena, 64, di Genova, che aveva partecipato al raid; Rudi Fornai, 49, di Alessandria, che aveva messo in contatto i due con il presunto mandante, Giampaolo Consolandi, 39, di Bergamo, debitore di 50 mila euro nei confronti di Galli. <+tondo>Piazzolla, intanto, ha provveduto a denunciare per calunnia l'imprenditore di Sant'Omobono, sostenendo che lo avrebbe accusato in maniera proditoria. Il nuovo fascicolo viene assegnato ancora al pm Ruggeri, nei cui cassetti giacerà per due anni e mezzo. «Abbiamo presentato prima istanza di sollecito e poi di avocazione alla procura generale – racconta l'avvocato Pagano – e solo allora il pm s'è mosso, chiedendo l'archiviazione».

Il gip Palestra rimanda però gli atti in Procura, perché il faldone risulta mancante delle carte riguardanti Piazzolla e la sua assoluzione. Ruggeri provvede a integrare, poi rinnova la richiesta di archiviazione, sostenendo che Galli s'è involontariamente confuso per via della notevole rassomiglianza tra Piazzolla e Bigi. Il giudice però obbliga il sostituto procuratore a chiedere il rinvio a giudizio: il caso passa così a un nuovo gip (Maccora), che disporrà il processo. «Non è opportuno che il fascicolo della calunnia sia stato affidato ancora al pm Ruggeri – polemizza l'avvocato Pagano –. Fatto sta che nel prossimo giudizio dibattimentale ci troveremo con un pm poco propenso, come ampiamente dimostrato dalle richieste passate, a sostenere l'accusa in giudizio. E questo ad evidente danno delle legittime istanze di giustizia avanzate da Piazzolla».

«È prassi, nella nostra Procura, che un nuovo fascicolo sulla stessa vicenda sia assegnato al pm che se ne è già occupato – ribatte il pm Ruggeri –. È una questione di economia. Per quanto riguarda il processo, stia tranquillo l'avvocato: il reato è da giudice monocratico e a sostenere l'accusa non ci sarò io, bensì un vice procuratore onorario che deciderà in piena autonomia».

Stefano Serpellini

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