Immigrazione clandestina, 9 arresti
Nei guai anche un agente di polizia

La Guardia di Finanza di Bergamo ha eseguito 9 ordinanze di custodia cautelare, individuando un'organizzazione a delinquere composta da cittadini italiani ed extracomunitari dedita al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina su larga scala.

La Guardia di Finanza di Bergamo ha eseguito 9 ordinanze di custodia cautelare - 3 in carcere e 6 ai domiciliari -, emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Brescia, individuando un'organizzazione a delinquere composta da cittadini italiani ed extracomunitari dedita al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina su larga scala.

Le ordinanze sono state eseguite nei confronti di 3 cittadini italiani - tra cui un agente della polizia di Bergamo -, 2 indiani 2 pakistani e 2 marocchini tutti da tempo stabilmente residenti a Bergamo e provincia. L'attività iniziata nel novembre 2011 e durata un anno e mezzo è stata coordinata da Sandro Raimondi, procuratore aggiunto presso il Tribunale di Brescia, e da Franco Bettini, sostituto procuratore presso il Tribunale di Bergamo, ed ha riguardato per la provincia di Bergamo il «decreto flussi» degli anni 2010 e 2011 che annualmente fissa le quote dei visti di ingresso che ogni anno possono essere concessi per ciascuno Stato.

L'operazione ha così permesso di individuare un'organizzazione criminale operante in provincia di Bergamo e nel Bresciano, con ramificazioni nei territori di Milano, Monza, Ragusa, Pescara e Matera, attiva nel favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Complessivamente sono state indagate 33 persone di cui 15 cittadini italiani e gli altri stranieri (pakistani, indiani, marocchini e bengalesi), tutti regolari e stabilmente residenti in Italia.

Le condotte illecite accertate sono molteplici a seconda delle responsabilità penali ricostruite ed ipotizzate nel corso dell'attività svolta dalle Fiamme Gialle che hanno esaminato oltre 1500 visti di ingresso per soggetti di origine marocchina, tunisina, egiziana, indiana, bengalese e pakistana. Per tali visti di soggiorno, circa 300 sono risultati a favore di soggetti che hanno conseguito un «regolare» permesso di soggiorno sulla base della documentazione fittizia prodotta dai datori di lavoro italiani. La restante parte dei soggetti (circa 1200), dopo aver superato i controlli della polizia di frontiera, non ha richiesto il permesso di soggiorno per mancanza dei requisiti e si è data alla clandestinità.

Nella maggior parte dei casi gli imprenditori compilavano false liste aziendali per eludere la normativa sull'immigrazione e le prescrizioni previdenziali mentre i pubblici funzionari assicuravano il buon esito delle istanze anche in assenza dei requisiti legislativi prescritti. Gli imprenditori italiani coinvolti, oggetto anche di specifici controlli fiscali, dichiaravano falsamente di avere bisogno di lavoratori stranieri soprattutto nel settore agricolo ed edile, in alcuni casi fino a 300 ciascuno. Nel corso dei controlli è stato accertato che solo una decina venivano regolarmente assunti. In altri casi le assunzioni sono risultate completamente fittizie atteso che i lavoratori venivano dichiarati all'Inps al solo scopo di percepire indebitamente l'indennità di disoccupazione o altre forme di sostegno sociale.

Sono state così eseguite contestazioni amministrative per circa 100.000 euro nei confronti degli imprenditori che hanno impiegato lavoratori «in nero». Le indagini hanno permesso individuare una serie di attività che hanno caratterizzato, consecutivamente, il modus operandi dell'organizzazione criminale smantellata, oltre alla complicità finale di alcuni funzionari pubblici: da forme di «pubblicità» nei Paesi di origine per invogliare i soggetti ad emigrare in Italia con la promessa di ottenere un singolo visto di ingresso apparentemente regolare ma per il quale erano richiesti oltre 7000 euro di compenso, al ricorso anche a forme estorsive e di minaccia nei confronti delle famiglie degli immigrati rimaste nei Paesi di origine allo scopo di riscuotere l'illecito compenso. Inoltre una parte dei soggetti immigrati individuati era giunta in Italia attraverso i varchi doganali di Trieste viaggiando in container o via mare dalla Sicilia, così come sono stati individuati appartamenti e locali nella provincia di Bergamo utilizzati come «contenitori» di immigrati giunti in Italia, in attesa di essere regolarizzati.
La Guardia di Finanzia ha trovato anche i documenti contraffatti e falsificati, usati da indiani, pakistani e bengalesi irregolari per eludere i controlli alla frontiera. Centro di distribuzione di tali documenti e attestati falsi ed irregolari (foto formato tessera, documenti di identità, attestazioni mediche e certificati di studio stranieri per i quali venivano chieste somme fino a 1000 euro) un appartamento a Romano di Lombardia.

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