Si è spento don Andrea Gallo
Ad aprile un incontro a Villa d'Almè

Don Andrea Gallo, 84 anni, è mort. Lo ha reso noto a Genova il portavoce della Comunità di San Benedetto al Porto. Il «prete di strada» di Genova si è spento nel suo letto della Comunità da lui fondata. Era stato a Villa d'Almè il mese scorso.

Don Andrea Gallo, 84 anni, è morto mercoledì 22 maggio. Lo ha reso noto a Genova il portavoce della Comunità di San Benedetto al Porto, Domenico Chionetti. Il «prete di strada» di Genova si è spento nel suo letto della Comunità da lui fondata assistito da tutta la «grande famiglia» di San Benedetto al Porto. A vegliarlo anche i nipoti Paolo e Vittorio.

«Il suo cuore ha cessato di battere alle 17,45 - ha commentato Chionetti -. Siamo tutti con il cuore gonfio di tristezza». Don Gallo era stato per l'ultima volta nella nostra provincia poco più di un mese fa, il 19 aprile, al teatro Serassi di Villa d'Almè con lo spettacolo «Esistenza. Soffio che ha fame» della compagnia Suq di Genova nell'ambito della Tavola della Pace della Valle Brembana.

Don Gallo era stato a Bergamo anche nel febbraio 2012 quando, al Creberg Teatro, era stato protagonista a 83 anni dello spettacolo-reading «Io non taccio-le prediche di Girolamo Savonarola», in cui aveva letto i testi del frate ferrarese.

Anticonformista e progressiva, vicino alla sinistra, spesso in contrasto con la Chiesa, amico di artisti cantanti famosi, don Gallo era sempre accanto agli ultimi, ai disperati, come le prostitute, i tossicodipendenti e i carcerati.

La sua biografia
Don Gallo era nato a Genova il 18 luglio del 1928. Entra nel 1948 nel noviziato di Varazze, proseguendo poi a Roma gli studi liceali e filosofici.

Nel 1953 chiede di partire per le missioni, e viene mandato in Brasile, a San Paolo, dove compie gli studi teologici. La dittatura al potere in Brasile lo costringe però a ritornare in Italia l'anno dopo. Continua gli studi a Ivrea e viene ordinato presbitero il 1º luglio 1959.

Un anno dopo è inviato come cappellano alla nave scuola della Garaventa, riformatorio per minori. Dopo tre anni viene spostato ad altro incarico, nel 1964 decide di lasciare la congregazione salesiana e chiede di incardinarsi nella diocesi genovese.

Ottenuta l'incardinazione, il cardinale Siri, arcivescovo di Genova in quel momento, lo invia a Capraia, allora sotto la giurisdizione dell'arcidiocesi del capoluogo ligure, per svolgere l'incarico di cappellano del carcere. Due mesi dopo viene destinato in qualità di viceparroco alla parrocchia del Carmine, dove rimane fino al 1970, anno in cui il cardinale Siri lo trasferisce nuovamente a Capraia.

La parrocchia diventa un punto di aggregazione di giovani e adulti di ogni parte della città, in cerca di amicizia e solidarietà con i più poveri e con gli emarginati, che al Carmine trovavano un punto di ascolto. Qualche tempo dopo viene accolto dal parroco di San Benedetto al Porto, don Federico Rebora, e insieme a un piccolo gruppo dà vita alla sua comunità di base, la Comunità di San Benedetto al Porto. Da allora si impegna sempre di più per la pace e nel recupero degli emarginati, prendendo anche posizione su numerosi temi sociali e politici.

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