La telefonata di Jannone
«Ritiratevi o vi denuncio»

L'ex politico è sotto inchiesta per tentata estorsione. Secondo i sospetti, avrebbe cercato di mettere a segno un ricatto ai danni dei concorrenti alle elezioni per il consiglio di sorveglianza Ubi.

«È sua questa firma?». Il carabiniere chiede conferma ma vuol anche sapere di che colore erano le pareti e le sedie dell'ufficio in cui era stato apposto l'autografo e che faccia avesse il notaio addetto all'autenticazione.

È la situazione in cui si sono trovate decine di soci Ubi Banca tra i settecento che avevano appoggiato la presentazione della lista di Andrea Resti. Giorgio Jannone, a capo di una lista concorrente, nel suo esposto a Bankitalia, Consob e Ubi accenna infatti a irregolarità nella raccolta di firme. L'ex parlamentare del Pdl mette in dubbio la presenza del notaio Giovanni Vacirca (indagato per falso ma si dice estraneo ai fatti) al momento della certificazione. 

L'ex politico è sotto inchiesta per tentata estorsione. Secondo i sospetti, avrebbe cercato di mettere a segno un ricatto ai danni dei concorrenti alle elezioni per il consiglio di sorveglianza Ubi. Il tenore sarebbe questo: se non ritirate la vostra lista o non mi fornite un appoggio, rivelo che avete commesso irregolarità nella raccolta di adesioni. Ma ci sarebbe un'altra telefonata dello stesso tenore che l'ex deputato avrebbe fatto a uno dei componenti della formazione di Andrea Resti.

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