Orari dei negozi e liberalizzazione
La Regione: «Inutile, da rivedere»

«La legge che ha liberalizzato gli orari e giorni di apertura dei negozi non ha portato né diminuzione dei prezzi né aumento dei posti di lavoro e Pil». Il consiglio regionale ha chiesto un impegno preciso da parte del presidente per una revisione delle disposizioni.

«A distanza di più di un anno dall'approvazione della legge che ha liberalizzato gli orari e giorni di apertura del commercio, presentata come rafforzamento della concorrenza e competitività, non si riscontrano né diminuzione dei prezzi né aumento dei posti di lavoro e Pil (dati di maggio Movimprese: consumi -4,6% 2012 previsione 2013 -3%; Pil -2,9% 2012 previsione 2013 -2,4%). Questa scelta ha solo rafforzato la grande distribuzione ai danni dei piccoli negozi di vicinato che non possono competere sugli orari  e giorni di apertura».

Ora interviene il consiglio regionale della Lombardia che - a larga maggioranza, visto che si sono registrati solo un voto contrario e una astensione - ha approvato una mozione per chiedere un impegno preciso da parte del presidente della Regione e della Giunta per intervenire presso il Parlamento e il Governo per una revisione delle disposizioni in materia di “liberalizzazioni degli orari e giorni di apertura del commercio” previsti dall'art. 31 dl 201/2011, convertito dalla legge 214/2011.

La liberalizzazione era stata introdotta dal Governo Monti con decreto-legge 6 dicembre 2011, n.201 convertito, con modificazioni dalla legge 214/2011: autorizza illimitatamente gli orari e le giornate di apertura degli esercizi commerciali, come ha spiegato il primo firmatario Daniela Maroni (Lista Maroni presidente).

Il consigliere Maroni ha anche ricordato l'iniziativa “Libera la domenica” che ha raccolto oltre 150.000 firme contro l'apertura domenicale continuativa dei negozi.

Contrario al documento il consigliere PdL, Giulio Gallera, che ha invitato l'Aula a “guardare alla modernità, seguire gli esempi positivi e virtuosi, garantire anche la libertà di fare sacrifici, tutelando però il lavoro della domenica”

Secondo il consigliere Lino Fossati (Maroni presidente) “le liberalizzazioni del commercio del Governo Monti costituiscono il tramonto dell'Occidente, favoriscono la perdita di identità culturale e sono in contrasto con la Costituzione”.

Luca Gaffuri (Pd) ha rilevato che “non è estendendo gli orari che si aumentano i consumi, ma dando ai consumatori reddito sufficiente. Bisogna dare un segnale ai cittadini lombardi e al Governo che i provvedimenti non stanno mettendo in moto l'economia ma stanno mettendo ulteriormente in affanno alcuni settori”.

Secondo Fabio Rolfi (Lega Nord) il provvedimento dell'ex Governo Monti è “l'ennesimo regalo alle lobby della grande distribuzione, spesso di capitale straniero.  Queste liberalizzazioni portano solo alla desertificazione dei centri storici e sono in contrasto col nostro modello sociale: i negozi di vicinato fanno città, fanno paese, fanno comunità, ma non possono competere con la grande distribuzione. La scelta di Roma è totalmente sbagliata”.

In Aula ha preso anche la parola l'assessore Alberto Cavalli ricordando le sentenze che hanno confermato la legittimità della normativa statale, ma confermando la disponibilità di Regione Lombardia a chiedere al Parlamento e al Governo nuovi criteri per la regolamentazione degli orari del commercio.

“Con questa iniziativa non azzeriamo le domeniche ma le razionalizziamo – ha precisato il consigliere Dario Violi del Movimento Cinque Stelle – Lo Stato centrale è cieco e non conosce le peculiarità territoriali. Serve subito una moratoria seria e stringente e nuove leggi sul commercio”.

Claudio Pedrazzini (Pdl) ha espresso a nome del suo gruppo “parere favorevole e condivisione sull'ordine di indirizzo dell'Essecutivo illustrato dall'assessore Cavalli”.

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