Sparito al cimitero il monumento:
restituite la statua di nostro figlio

«Sono esseri disumani, senza cuore, che rubandoci la statua raffigurante il nostro amato Marco ci hanno ulteriormente aperto una ferita mai rimarginata». Tra lacrime e tanto dispiacere questo il commento di Lino e Paola Sacchi, genitori di Villa d'Adda.

«Sono esseri disumani, senza cuore, che rubandoci la statua raffigurante il nostro amato Marco ci hanno ulteriormente aperto una ferita mai rimarginata». Tra lacrime e tanto dispiacere questo il commento di Lino e Paola Sacchi, i genitori di Canonica d'Adda che nella notte tra venerdì e sabato hanno subito il furto della statua in bronzo ad altezza naturale raffigurante il loro secondogenito, dalla tomba del locale camposanto.

Una scultura da mezzo quintale che riproduceva fedelmente l'amato Marco, morto il 4 ottobre 1977 a soli sette anni e sette mesi esatti, ucciso da una male incurabile che lo colpì due anni prima. A fare l'amara scoperta è stata la mamma del bambino, Paola Marta, quando sabato mattina si è recata al cimitero come ogni giorno: «Quando sono arrivata davanti alla tomba non credevo ai miei occhi. Dietro la fotografia del mio Marco non c'era più la statua in bronzo, ma non mi capacitavo potesse essere vero e invece dopo essermi guardata intorno ho veramente capito che qualcuno l'aveva rubata».

Per portarsi via la pesante scultura i ladri, entrati in azione quando il cimitero era chiuso, hanno utilizzato un piede di porco, lasciando i segni evidenti dello sradicamento sul marmo della tomba, dove ora resta solo la fotografia in bianco e nero del bambino e le date di nascita e morte, scolpite su una piccola targa di bronzo.

Lino e Paola Sacchi lanciano un appello a coloro che hanno commesso il furto, sperando in un pentimento del gesto attuato senza ritegno: «Speriamo che capiscano quanto una scultura del genere possa avere rappresentato in questi anni per noi - hanno fatto sapere - quindi li invitiamo ad avere un po' di cuore e magari a farci ritrovare la statua del nostro Marco, magari dimostrando un pizzico di sensibilità e di cuore».

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