Giovanni amava i fiori e gli animali
Lui non ha fatto in tempo a sbocciare

«Giovanni amava la vita, ogni giorno si svegliava e aveva un progetto nuovo. Gli animali e il giardinaggio erano la sua grande passione: settimana scorsa eravamo andati in Città Alta e aveva voluto visitare il museo Caffi, come facevamo quasi ogni domenica».

«Giovanni amava la vita, ogni giorno si svegliava e aveva un progetto nuovo. Gli animali e il giardinaggio erano la sua grande passione: settimana scorsa eravamo andati in Città Alta e aveva voluto visitare il museo Caffi, come facevamo quasi ogni domenica. E come sempre era rimasto un'ora e mezza nella sezione degli uccelli».

Mamma Sara, straziata dal dolore, ricorda così il figlio Giovanni, 15 anni, morto sabato scorso nella sua casa di Ghisalba. Lo ha trovato il padre Maurizio, nel garage, ha cercato di salvarlo in ogni modo ma non c'è stato nulla da fare. «Ha avuto una congestione, si è sentito male e mio marito lo ha trovato in piedi, con le spalle appoggiate a uno scaffale, mentre con le braccia era aggrappato ad una fune che serviva per non far cadere a terra alcuni attrezzi da giardino - racconta la madre -. Non si è tolto la vita, non lo avrebbe mai fatto. Mio figlio amava la sua famiglia, non aveva problemi a scuola e anzi aveva già finito tutti i compiti delle vacanze».

La tragedia nel tardo pomeriggio, mentre in casa c'erano i fratelli gemelli Vittorio e Sofia: «Era la prima volta che lasciavamo soli i ragazzi – continua Sara – ma dovevo andare a ritirare dei libri a Bergamo e, temendo di non trovare parcheggio, mio marito mi ha accompagnata. Quando siamo tornati, verso le 19,10, abbiamo parcheggiato in garage e ho visto la luce accesa. Mio marito è andato a spegnerla e io sono salita in casa. Nemmeno il tempo di posare i libri e l'ho sentito urlare: ha portato fuori Giovanni, ha provato a rianimarlo e lui ha vomitato, aveva mangiato solo uno yogurt e una banana. Siamo accorsi tutti, anche i vicini, abbiamo chiamato l'ambulanza che è arrivata subito, i carabinieri. I soccorritori hanno provato a rianimarlo ma non c'è stato niente da fare».

«Probabilmente lo ha stroncato una congestione: nel pomeriggio mio marito aveva portato lui e Sofia a fare il bagno nel fiume e loro per ringraziarlo gli avevano lavato l'auto. Si erano messi a giocare con la canna dell'acqua, Giovanni era accaldato e si è fatto una doccia gelata subito dopo aver mangiato».

Ai funerali del quindicenne, martedì mattina, hanno partecipato in mioltissimi: il ragazzo frequentava la seconda all'istituto Mario Rigoni Stern di Bergamo. Era stato rimandato in due materie «ma si era messo a studiare sodo e aveva già recuperato. Tutti i giorni era sui libri, dalle 9 alle 11 e dalle 14 alle 18». Per dargli l'ultimo saluto «sono arrivati tantissimi ragazzi, dirigenti e professori della sua scuola, del liceo Sarpi e del Quarenghi, che frequentano Sofia e Vittorio. Abbiamo ricevuto tantissime testimonianze d'affetto da parte della congregazione della Sacra Famiglia di Martinengo, degli abitanti di Ghisalba, da amici e parenti. Avremmo voluto dare un bacio a tutti ma non ci è stato possibile. Li ringrazio adesso pubblicamente».

Giovanni era un ragazzo con molti interessi: «Avrebbe voluto lavorare nel campo dell'enologia e della viticoltura, passava ore a leggere l'enciclopedia del giardinaggio, scattava fotografie agli animali e le mandava alla rubrica di Roberto Regazzoni su Bergamo Tv. Lo conoscevano tutti anche all'orto botanico di Città Alta, tanto che i custodi gli regalavano sempre lenticchie d'acqua, fiori e semi. Su ogni albero del nostro prato ha costruito una casetta per gli uccelli. Il suo motto, come quello dei suoi fratelli, era questo: potranno portarci via tutto, ma mai la cultura imparata andando a scuola. E Giovanni viveva circondato dai libri».

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