Invalidi e domande all'Inps
L'Anmic: pioggia di ricorsi

Storie di ordinaria burocrazia e a farne le spese spesso sono le persone più deboli. A segnalare gli ultimi episodi è Giovanni Manzoni, presidente dell'Anmic (Associazione nazionale mutilati e invalidi civili) bergamasca.

Storie di ordinaria burocrazia e a farne le spese spesso sono le persone più deboli. A segnalare gli ultimi episodi è Giovanni Manzoni, presidente dell'Anmic (Associazione nazionale mutilati e invalidi civili) bergamasca. «Durante le visite di accertamento di invalidità alcune persone hanno ricevuto dalla Commissione Inps un verbale con indicata una percentuale inferiore a quella che, consultati anche i nostri medici legali, spetterebbe loro in base alle reali condizioni cliniche. Purtroppo in questo caso l'unica possibilità per il paziente è il ricorso in tribunale».

La questione non è di poco conto: se infatti l'Inps riconosce un'invalidità dell'85% anziché del 100%, oltre alla perdita economica la conseguenza è di vedersi ridotte le agevolazioni e anche la possibilità di usufruire dell'accompagnamento. «E che sia l'Inps a sbagliarsi è dimostrato dal fatto – spiega Manzoni – che nel 90% dei casi la richiesta viene poi accolta dal tribunale. Che, sentito il parere del consulente tecnico d'ufficio conferma che il "soggetto è invalido e totalmente inabile con necessità di assistenza continua non essendo in grado di compiere gli atti quotidiani della vita" e condanna l'Inps, oltre che al pagamento delle spese processuali, anche a versare all'invalido quanto gli è economicamente dovuto dal momento in cui aveva fatto domanda».

Ma qui cominciano i problemi perché, se per quanto riguarda la parte economica, l'Inps provvede al pagamento al massimo entro i due mesi successivi alla sentenza, non rimette mano invece al verbale originale consegnato al paziente, che rimane dunque con indicata una percentuale d'invalidità inferiore rispetto a quanto effettivamente riconosciuto.

Per saperne di più leggi L'Eco di Bergamo del 19 agosto

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