Case vacanza, chiesto il processo
per l'ex dirigente Mercadante

La Procura di Milano ha chiuso uno dei filoni in cui è suddivisa l'inchiesta sulle case vacanza e ha chiesto il rinvio a giudizio per Patrizio Mercadante di Bergamo, ex dirigente del Settore minori del Comune di Milano.

La Procura di Milano ha chiuso uno dei filoni in cui è suddivisa l'inchiesta sulle case vacanza e ha chiesto il rinvio a giudizio per Patrizio Mercadante di Bergamo, ex dirigente del Settore minori del Comune di Milano.

Mercadante, già preside dell'istituto superiore Quarenghi di Bergamo, deve rispondere di turbativa degli incanti, corruzione e attestazione di falsi requisiti. Nel corso dell'inchiesta, nei suoi confronti sono decadute due accuse: la truffa aggravata ai danni dello Stato e le falsità materiali e ideologiche. L'udienza preliminare è fissata per il 22 ottobre. Il difensore, avvocato Benedetto Maria Bonomo, sta valutando la possibilità di ricorrere al rito abbreviato.

Il patteggiamento non viene per ora contemplato dalla difesa, altrimenti sarebbe già stato proposto in sede di indagine. Istanza che aveva avanzato un altro indagato bergamasco dell'inchiesta milanese: Dario Zambelli, ex manager della Cisl di Bergamo ed ex titolare della società Borgunitour, che a luglio s'era però visto rigettare la richiesta, giudicata non congrua. La sua posizione è stata stralciata: i pm Tiziana Siciliano e Grazia Pradella a fine luglio hanno notificato la chiusura delle indagini. I due sostituti procuratori non hanno ancora avanzato richieste nei confronti di Zambelli.

Erano stati accolti invece i patteggiamenti dell'imprenditore di Caravaggio Ugo Amilcare Rossetti e di Ivan Aureliano Montini. Mercadante è accusato di aver pilotato, quando era funzionario dell'assessorato guidato dalla bergamasca Mariolina Moioli (estranea all'inchiesta), gare d'appalto per un valore di oltre 30 milioni di euro a favore di Zambelli, pure lui accusato di turbativa degli incanti e corruzione. A Mercadante vengono inoltre contestati il concorso in una mazzetta da 150 mila euro, che per l'accusa si sarebbe spartito con altri imprenditori, tra cui Zambelli, e altri 20 mila euro che avrebbe percepito in cambio di consulenze dalla Fondazione Pini di Milano a cui era stato concesso un finanziamento di 100 mila euro.

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