19 anni al servizio degli anziani
Don Dante lascia il «Gleno»

«La realtà più triste della casa di riposo? Celebrare i funerali alla presenza soltanto delle suore e degli ospiti, nella totale assenza dei parenti. Quest'anno è successo già quattro volte. La cosa più bella? Quando un anziano mi confida di aver pregato in chiesa con i nipoti».

«La realtà più triste della casa di riposo? Celebrare i funerali alla presenza soltanto delle suore e degli ospiti, nella totale assenza dei parenti. Quest'anno è successo già quattro volte. La cosa più bella? Quando un anziano mi confida di aver pregato in chiesa con i nipoti».

Dopo diciannove anni, don Dante Palazzi, 78 anni a ottobre, si è ritirato da cappellano della Fondazione Maria Ausiliatrice-casa di riposo di via Gleno. «Gli anni passano anche per me e gli acciacchi si facevano sentire. Allora ho chiesto al vescovo Francesco Beschi di potermi ritirare». Don Palazzi era approdato nella casa di riposo nel 1994 su proposta dell'allora vescovo Roberto Amadei, insieme all'impegno di aiutare la parrocchia di San Francesco, incarico che continuerà a svolgere.

«Il primo impatto fra gli anziani non fu facile, essendo un mondo totalmente nuovo». In diciannove anni, don Palazzi ha visto tre trasformazioni della casa di riposo. «Al mio esordio, era formata dalla vecchia struttura e dalla casa albergo, abbattuta alcuni anni fa. Vi erano ospitati oltre 500 anziani, di cui 180 nella casa albergo. Poi ho visto realizzata la nuova struttura e ho visto sorgere quella nuovissima, attualmente in avanzata costruzione, che ospiterà 480 anziani. Questi cambiamenti sono segno dell'attenzione del presidente e degli amministratori della Fondazione».

Nella nuova struttura, quella che sorge parallela a via Gleno, sono ospitati 120 anziani. «In stragrande maggioranza sono ammalati o infermi - racconta don Palazzi - e sono soprattutto nei reparti di coma vegetativo, coma vigile, riabilitazione, Alzheimer e psichiatria, dove vivono gli ospiti della casa psichiatrica dopo la chiusura e anche persone che vivevano sulla strada». In quasi vent'anni, la realtà degli anziani è molto cambiata.

«Al mio arrivo, in stragrande maggioranza c'erano anziani autosufficienti. Venivano nella casa di riposo sia per scelta personale, sia per l'impossibilità di essere seguiti dai propri familiari. C'erano anziani che erano contenti di vivere i loro ultimi anni nella casa di riposo e ce n'erano altri che non si sono mai adattati». Negli ultimi tempi, questa realtà geriatrica è totalmente mutata. «La quasi totalità - prosegue don Palazzi - è composta da anziani non autosufficienti. La medicina con i suoi enormi progressi ha allungato la vita, ma non incide sull'ineluttabile declino delle forze fisiche e mentali. Come sarà il futuro, visto che questo trend aumenterà e nel frattempo le pensioni diventeranno sempre più basse?».

La «città» di via Gleno pulsa comunque di vita. «Parenti e volontari hanno creato un ambiente familiare. I volontari fanno tantissimo nell'animazione delle attività e nell'aiutare gli anziani. Fra i volontari ci sono anche studenti di alcune scuole superiori cittadine. Anche nella casa di riposo si comprende che la nostra società non approderebbe a nulla senza l'impegno del volontariato. Moltissimo fanno le suore e il personale: il loro lavoro è veramente impegnativo».

Per la nuova struttura in via di ultimazione, don Palazzi esprime un auspicio. «Spero che sia previsto non un vago luogo di culto, ma una chiesa, dove sia esposto il Santissimo e le persone possano pregare da sole o con i parenti. Anche il sollievo spirituale è necessario agli anziani. Se non si comprende questa esigenza profonda, significa che la società non è moderna e libera, ma che è diventata indifferente e pagana. Grazie a Dio, nella casa di riposo si può ancora fare il presepio».
Ca. E.

© RIPRODUZIONE RISERVATA