Addio a Caffi, avvocato di successo
che amava tanto la nostra città

«Mi hanno definito il guru dei concordati». Lo diceva sottovoce Mario Caffi, l'avvocato gentiluomo, quasi a volersi schermire, anche se a detta di tutti era tra i migliori professionisti sulla piazza, e non solo a Bergamo, quando si parlava di diritto societario e concorsuale.

«Mi hanno definito il guru dei concordati». Lo diceva sottovoce Mario Caffi, l'avvocato gentiluomo, quasi a volersi schermire, anche se a detta di tutti era tra i migliori professionisti sulla piazza, e non solo a Bergamo, quando si parlava di diritto societario e concorsuale.

Il sorriso, la Muratti fra le dita, l'eleganza un po' british, l'analisi arguta, la gentilezza d'altri tempi che si vedeva fin dal baciamano. Caffi se n'è andato nella notte tra venerdì e ieri. «Resto combattente», aveva detto al nostro giornale un anno fa. Sempre, fino all'ultimo.

A 74 anni, lascia la moglie Francesca e il figlio Federico, quarantenne, pure lui avvocato nello studio Caffi Maroncelli e associati di via Verdi fondato dal padre nel 1966. Law firm, come si dice all'americana, di matrice bergamasca, arrivata a contare sei soci e 30 collaboratori, sbarcata con una sede a fine anni Ottanta nel cuore della «city» italiana, a Milano.

«E di questo era fiero», ricorda commosso, Mario Mazzoleni, l'amico di una vita: «Avevamo scoperto in 50 anni le nostre affinità elettive: sulle tematiche più diverse ci trovavamo con una sensibilità naturalmente comune».

Equilibrato, discreto, capace di ascoltare e consigliare, di stare vicino alle imprese e aiutarle a trovare la soluzione migliore ad ogni problema, di aprire strade nuove, anche verso mercati lontani, e di far crescere chi lavorava con lui. Le parole dell'avvocato erano «pillole di saggezza» sui temi più disparati.

Leggi le due pagine dedicate all'argomento su L'Eco di domenica 15 settembre

© RIPRODUZIONE RISERVATA