Il dolore della sorella di Jimmy
«È una morte inspiegabile»

«In tanti ci stanno dimostrando il loro affetto e il loro sincero cordoglio, segno che mio fratello era amato e stimato. Questo era Gian Mario: una persona speciale». Le parole di Roberta, sorella di Jimmy, racchiudono il dolore di tutta la famiglia Ruggeri.

«In tanti ci stanno dimostrando il loro affetto e il loro sincero cordoglio, segno che mio fratello era amato e stimato. Questo era Gian Mario: una persona speciale». Le parole di Roberta, sorella di Jimmy, racchiudono il dolore di tutta la famiglia Ruggeri, chiusa nel silenzio dell'abitazione di via Ponte Gobbo, a Telgate.

Alla sola ipotesi che suo fratello possa essere morto sotto i colpi spietati della criminalità organizzata, il volto di Roberta assume un'espressione incredula: «Siamo gente che sgobba da mattina a sera, persone oneste». Tutti i componenti della famiglia sono stati sentiti dai carabinieri, coordinati dal pm Carmen Pugliese. Hanno cercato di fornire a chi indaga tutti gli elementi necessari per non trascurare alcuna ipotesi investigativa. «Ma questa per noi - allarga le braccia Roberta - resta una morte inspiegabile. Mio fratello era assolutamente tranquillo. Non ci risulta che fosse stato minacciato, aggredito, o che temesse per la sua incolumità. Anzi, l'ultimo anno per lui era stato molto positivo. Lavorava alla ColorFer (azienda di Telgate del gruppo Selini, ndr) e faceva il volontario alla comunità Shalom di Palazzolo. Adorava i ragazzi con cui trascorreva il suo tempo, un'esperienza che gli stava dando molto. Era una persona molto generosa - prosegue la sorella - ricordo che un paio d'anni fa andò in Brasile, fece volontariato, contribuì alla realizzazione di un campo da calcio per i bambini». 

Per saperne di più leggi L'Eco di Bergamo del 30 settembre

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