Piazzale Marconi, flop in 2 tempi
Galeotta fu la scelta della fontana

La differenza c'è, e si vede. Eccome se si vede. L'hanno evidenziata nel giro di pochi giorni sia Franco Zagari, uno dei progettisti, che il Soprintendente Giuseppe Napoleone. La nuova versione di piazzale Marconi lascia parecchio a desiderare.

La differenza c'è, e si vede. Eccome se si vede. L'hanno evidenziata nel giro di pochi giorni sia Franco Zagari, uno dei progettisti, che il Soprintendente Giuseppe Napoleone. La nuova versione di piazzale Marconi lascia parecchio a desiderare: fredda, poco accogliente e non granchè rispondente a quelli che dovevano essere gli obiettivi del progetto.

Un sano restyling da un lato, la razionalizzazione dei flussi dei viaggiatori dall'altro. La verità è che quello licenziato da Palafrizzoni non è un progetto di polo intermodale, ma una semplice rivisitazione della piazza. E nemmeno delle più riuscite, di suo e se paragonata a quanto prevedeva la prima versione del progetto: quella con cui il Comune è andato a battere cassa in Regione, portando a casa 1 milione e 750 mila euro di fondi europei.

Il solo punto in comune è la pedonalizzazione, ma la funzionalità della piazza cambia in modo radicale. Il primo progetto era d'intermodalità, quello effettivamente realizzato non proprio. In sostanza, si usciva dalla stazione e c'erano diversi elementi strutturali che orientavano i flussi delle persone. Ora invece «il visitatore resta disorientato» per usare le parole di Napoleone.

Ma soprattutto non c'era la fontana, oggetto del contendere tra due assessorati: Lavori pubblici e Mobilità. Da un lato Alessio Saltarelli per nulla intenzionato a rinunciare al manufatto, anche perché era stato appena messo a nuovo. Dall'altro Gianfranco Ceci che invece l'aveva da subito individuata come un ostacolo fisico alla razionalizzazione dei flussi pedonali. Ha vinto il primo, come evidente, ma la soluzione mostra tutti i suoi limiti: la fontana c'è ancora, peccato che «sprofondi» letteralmente nel piazzale.

La cosa davvero stridente tra la prima e la seconda versione del progetto è però l'assenza di quella funzione d'interscambio tra i vari vettori che agiscono sull'area: gli autobus urbani ed extraurbani, il treno e il tram. Oltre al mezzo privato.

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