Enrico e Domenico, l'ora del cordoglio
Al «Palamonti» sfilano amici e ricordi

È il giorno del cordoglio. Quello degli abbracci e dei ricordi. Quello delle parole che non avresti mai voluto pronunciare, ma che alla fine tiri fuori anche per sopportare meglio un dolore che è straziante. Le salme di Enrico Villa e Domenico Capitanio sono finalmente arrivate al Palamonti.

È il giorno del cordoglio. Quello degli abbracci e dei ricordi. Quello delle parole che non avresti mai voluto pronunciare, ma che alla fine tiri fuori anche per sopportare meglio un dolore che è straziante. Le salme di Enrico Villa e Domenico Capitanio sono finalmente arrivate al Palamonti e, anche se in maniera angosciante, è un po' tornare a casa, come se entrambi - l'ingegnere e il geometra - fossero ancora lì a discutere delle loro passioni: escursioni, montagna e rifugi.

È proprio su questi temi che viaggia il filo della memoria, sfiorando quei luoghi e quegli edifici in quota a cui i due soci del Cai avevano dedicato tanto tempo ed energie. Capitanio come ispettore del Tagliaferri e dell'Albani, Villa come presidente della specifica commissione del Cai di Bergamo e vice presidente di quella regionale.

«Erano sempre qui, sempre assieme – racconta Francesco Tagliaferri gestore del rifugio intitolato al fratello Nani scomparso al Pukajirca nel 1981 durante la spedizione alla quale aveva partecipato anche Capitanio -: due amici carissimi innamorati della montagna. Il loro era un impegno competente e generoso. Un paio di mesi fa', tanto per fare un esempio, Enrico mi dice: Francesco voglio farti una sorpresa. Pochi giorni dopo mi sono ritrovato con quattro tavoli da piazzare fuori dal rifugio».

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