Risiko, il battaglione bergamasco
vince «la guerra in scatola»

Attacco all'armata rossa in Kamchatka con tre armate provenienti dall'Alaska». No, non si tratta del lancio di un'agenzia degli anni '50, che annuncia lo scoppio della terza guerra mondiale tra Usa e Urss. Le armate in questione i carri armati di plastica del Risiko.

Attacco all'armata rossa in Kamchatka con tre armate provenienti dall'Alaska». No, non si tratta del lancio di un'agenzia degli anni '50, che annuncia lo scoppio della terza guerra mondiale tra Usa e Urss. Le armate in questione (rosse, blu, nere, gialle, viola o verdi) sono semplicemente dei piccoli carri armati di plastica che rappresentano le forze a disposizione di un partecipante a «Risiko!», il celebre gioco strategico da tavolo che ha spopolato tra gli studenti italiani, soprattutto liceali e universitari, negli anni '70 e '80.

Un gioco che ha saputo difendersi egregiamente dal boom di videogiochi e playstation nei decenni successivi, se non altro per l'impagabile fattore della partecipazione dal vivo. Negli anni 2000 «Risiko!», dopo il boom degli anni '80, è entrato in una nuova fase della sua vita. Potremmo chiamarla fase vintage, caratterizzata dalla fondazione di «Risiko! club» ufficiali (riconosciuti, quindi, da Editrice Giochi) sparsi per tutto il Paese (sono circa una trentina, dalla Sicilia al Trentino), cui aderiscono soci in genere di età media dai 30 ai 50 anni, vale a dire i ragazzini e gli adolescenti degli anni '80.

È stato, inoltre, realizzato un forum ufficiale online (http://forum.egcommunity.it/forum.php) per agevolare i contatti fra appassionati e club di tutta Italia e durante l'anno si organizzano diversi tornei ufficiali (Open, Master, etc...), culminanti in un campionato nazionale per singoli giocatori e nel raduno nazionale dei club. Anche Bergamo non poteva mancare a questa diffusa «operazione nostalgia» e nell'estate del 2010, su iniziativa dell'attuale presidente, Stefano Locatelli, 33 anni, di Terno d'Isola, e di altri soci, è stato fondato un club ufficiale, il «Risiko! Club Le Mura» (c'è un gruppo anche su Facebook), che in questi tre anni di attività ha totalizzato una settantina di iscritti e che proprio nel weekend del 5-6 ottobre nel raduno nazionale di Firenze si è laureato campione d'Italia, surclassando 26 altri club.

Il club «Le Mura», la cui sede attualmente si trova all'Edoné Spazio Giovani di Bergamo-Redona, organizza una sera a settimana (solitamente il lunedì o il martedì sera) partite interne, cui possono partecipare pure appassionati non iscritti, ma anche tornei domenicali aperti ai soci di altri club. Nell'aprile scorso, per esempio, il club bergamasco ha organizzato a Carvico un torneo Open cui hanno partecipato quasi 60 giocatori, provenienti anche dai club di Milano, Torino, Verona, Como e Limbiate.

«Il successo di Risiko! - spiega Locatelli - credo dipenda da molti fattori. Ci possono giocare tutti ed è più semplice di quello che si possa pensare. Mai nessuna partita è uguale all'altra, questo è dovuto a vari aspetti: fortuna, obiettivi da conquistare, strategie degli avversari, ecc...Negli anni ci sono state all'interno del regolamento, e qui si parla dei tornei ufficiali, delle "aggiustatine" per rendere il gioco più tattico, veloce e divertente. Noi ci divertiamo ogni volta, ci piace "picchiarci" a suon di dadi, ma, oltre alla passione per questo gioco, quello che lo rende avvincente è la competizione. Tutti, infatti, vogliono vincere e dimostrare di essere i più forti, anche se non tutti vogliono ammetterlo... In ogni caso al Club qualcosa si vince sempre: ci sono premi per i quattro finalisti dei tornei mensili, per il più fortunato e il più disastroso ai dadi».

Già, i dadi, tre rossi per l'attacco e tre azzurri per chi deve difendersi, ma la fortuna è solo una variabile del gioco e non quella più importante: «La fortuna conta - prosegue il presidente del "Risiko! Club" di Bergamo -, ma tra giocatori esperti la si "sente" di meno. E qui si torna al successo e alla longevità di Risiko. Probabilmente, anzi, ne sono convinto, se non ci fosse il fattore fortuna-sfortuna, non sarebbe un gioco per tutti e avrebbe meno appassionati».

Ma se si chiede a Locatelli il fattore che pesa di più nel successo di un gioco in scatola come Risiko di fronte allo strapotere dei videogames, graficamente affascinanti e adrenalinici, la risposta è chiarissima: «Il motivo è semplice: il contatto con la persona. Non ci si può nascondere dietro a uno schermo, guardi il tuo avversario negli occhi e lo affronti. Il rapporto con il tuo avversario-amico è la cosa che mi piace di più di questo gioco».

Gli iscritti al Club Le Mura vanno anagraficamente dai 18 ai 53 anni, con una media intorno ai 30 anni, ma Locatelli non ci vede tanto una sorta di nostalgia per i giochi in scatola: «Il mondo di adesso va più veloce, non puoi mettere pausa o tornare indietro. I ragazzini che sono alle prime armi le chiamiamo "mine", perché proprio come le mine, se i dadi non girano bene e non ottengono subito quello che vogliono, sono pronte a esplodere da un momento all'altro, attaccando alla rinfusa e senza senso, col risultato di rovinare le partite più equilibrate. Risiko, invece, è un gioco in cui ci vuole molta pazienza ed è per questo, credo, che l'età media sia un po' più alta di quella adolescenziale». Ma non chiamiamoli adulti: «Quella parola la toglierei - conclude Locatelli -, in quell'ora e mezza di gioco, infatti, siamo solo bambini!».

Massimo Tengattini

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