«Basta con il trasporto come merci
Basta con la rassegnazione sul volto»

«Gent.ma Redazione, Vorrei raccontare brevemente la mia esperienza di questa mattina, che é comune a quella di molte persone che come me vivono a Bergamo e ogni giorno raggiungono il proprio luogo di studio o lavoro a Milano».

«Gent.ma Redazione, Vorrei raccontare brevemente la mia esperienza di questa mattina, che é comune a quella di molte persone che come me vivono a Bergamo e ogni giorno raggiungono il proprio luogo di studio o lavoro a Milano».

Inizia così la lettera di un pendolare bergamasco - nel caso specifico di Federico Villa, che è anche segretario cittadino dell'Udc - che racconta l'esperienza vissuta, quotidianamente, sul treno delle 7 Bergamo-Milano Porta Garibaldi, via Carnate. Eccola:

«Bergamo, 21 ottobre 2013, ore 07.00 L'abbonamento del treno Bergamo-Milano aumenta annualmente ed ora ha raggiunto la cifra di 84,50€ al mese, non esattamente due soldi, soprattutto in questi tempi di crisi. Siamo arrivati in stazione con largo anticipo, cerchiamo di divincolarci nel marasma di gente che affolla il sottopassaggio e finalmente raggiungiamo il binario, il numero 6, del treno che ogni mattina fa la spola tra Milano Porta Garibaldi e Bergamo. Saliti sul treno, animati dalla vana speranza di accomodarsi per un'oretta su uno dei sedili (naturalmente armati di tutte le opportune protezioni perché, un pendolare che si rispetti, sa che i treni spesse volte sono sporchi e possono riservare spiacevoli sorprese) la situazione appare subito critica».

«I posti a sedere sono tutti occupati, la gente è raccolta in prossimità delle uscite e tutti noi conosciamo la triste verità: a Dalmine saliranno altre persone e li la situazione diverrà invivibile. E così accade. A Dalmine salgono ancora tanti altri pendolari e quando si chiudono le porte la temperatura del treno diventa insopportabile, non si respira, la gente di asciuga la fronte, si slaccia la camicia, si sente svenire. E se fosse la prima volta che accade forse vi sarebbero lamentele e proteste, ma non è che uno dei tanti giorni lavorativi dell'anno e tutti i pendolari lo sanno e stanno buoni buoni abbassando gli occhi con un triste sguardo di rassegnazione».

«La rassegnazione nasce dal fatto che negli ultimi anni nulla é stato fatto nè da parte della Regione nè dello Stato per migliorare le condizioni di viaggio dei pendolari, i quali scoraggiati dagli alti costi della benzina non hanno altra alternativa al treno per raggiungere il nostro bel capoluogo. O Trenitalia o nulla, é questa la triste realtà, perché nel nostro Paese le liberalizzazioni non si fanno e si rimane vittime del monopolio di società che abusano della propria posizione di vantaggio e continuano ad aumentare i prezzi abbassando il livello dei servizi. Siamo stufi di essere trattati come animali da macello, di dover iniziare la giornata di lavoro già stanchi perché vessati da un viaggio che tanto assomiglia a un trasporto merci».

«Ancora di più siamo stanchi di leggere negli sguardi della gente la rassegnazione di non poter cambiare le cose. Le cose possono e devono cambiare. La politica non deve rimanere passiva e attenta alle sole esigenze dei potenti. La liberalizzazione permetterebbe ai consumatori di poter scegliere il concessionario che offre il servizio migliore al prezzo più competitivo e chi tiene servizi in questo modo indegno dovrebbe cambiare o sarebbe fuori dal mercato. Abbandoniamo ora questi monopoli che appartengono al passato, lasciamo che il gioco della concorrenza sia libero. Forse la ricetta per il rilancio economico e il miglioramento della qualità della vita dei cittadini non é poi così difficile, ma qualcuno non vuole realizzarla».

Federico Villa
segretario cittadino Udc Bergamo

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