Ragazza molestata su un treno:
solo due ragazzi m'hanno aiutata

Molestata verbalmente e non solo. Intrappolata in un angolo da due ubriachi sul treno da Milano a Bergamo. È la brutta avventura capitata a una 23enne residente nella nostra provincia che ora scrive: «Il vagone era quasi pieno, ma solo due ragazzi mi hanno aiutata». La solidarietà di Trenord

Molestata verbalmente e non solo. Intrappolata in un angolo da due ubriachi sul treno da Milano a Bergamo. È la brutta avventura capitata a una 23enne residente nella nostra provincia che ora scrive: «Il vagone era quasi pieno, ma solo due ragazzi mi hanno aiutata».

Ecco il suo racconto:
«Treno delle 14.10 da Milano Centrale per Bergamo. Mi siedo nei 4 posti vuoti, in quelli dietro si mette un ubriaco. Lo capisco perché la puzza arriva fino al mio posto; di fronte mi si mette un altro ubriaco che, coi gomiti appoggiati alle sue ginocchia e proteso verso di me, mi fissa costantemente fino a Pioltello, abbassando la testa per incrociare il mio sguardo che ovviamente è o sul cellulare o fuori dal finestrino o in cerca di qualche viso amico.

Quando le occhiate e le parole strascicate e puzzolenti si fanno troppo insistenti decido di cambiare posto e andare in una zona un po' più popolata della carrozza. Mi siedo nei 3 posti liberi a inizio carrozza, dall'altra parte gli altri 3 posti sono tutti occupati. Quindi sono in compagnia.

I due ubriachi si alzano e si siedono nei due posti rimasti vicino a me e mi chiudono nell'angolo. Ovviamente provo a cambiare di nuovo posto, ma usano le loro gambe per sbarrarmi la strada.

Allora chiedo gentilmente di farmi uscire, e senza nemmeno guardarmi in faccia uno mi dice: “Tu stai lì”. Comincio quindi ad alzare la voce, pretendendo ora che mi facciano passare. Ma ovviamente stringono ancora di più, e io mi ritrovo schiacciata sul finestrino.

Qualche testa si gira, ma vengo subito ignorata. Continuo a urlare perché mi facciano uscire e perché non mi tocchino: un ragazzo più o meno della mia età si alza dal suo posto e viene ad aiutarmi.

Evidentemente presi alla sprovvista i due spostano le gambe e io riesco ad uscire. Vado quindi a sedermi col mio salvatore: che non fa a tempo a chiedermi se sto bene e si ritrova a sua volta aggredito da uno dei due ubriachi, che gli si piazza di fronte sbiascicando parole incomprensibili e agitando l'indice davanti alle nostre facce.

Lui mi protegge con un braccio mentre cerca di allontanarlo. L'altro ubriaco nel frattempo è scappato. Un ragazzo seduto di fianco a noi si alza e corre via.

Dopo trentacinque minuti durante i quali l'ubriaco ha tentato di allungare le mani, sibilato minacce, parlato di coltelli, esibito le sue grazie, poi finalmente ci ha lasciati in pace, il ragazzo che era corso via arriva con il pacioso e sorridente capotreno.

Colui che dovrebbe controllare i vagoni mi chiede se sto bene e se mi hanno fatto qualcosa. Quando gli rispondo che non mi è successo nulla di grave, ma che mi hanno “solo” spaventata. Mi consiglia di non dire niente e di andare a casa, che li avrebbe multati perché non avevano il biglietto.

E mi da un buffetto sulla guancia, pensando probabilmente di aver risolto tutto egregiamente. Su un vagone quasi pieno, solo due ragazzi si sono alzati per aiutarmi. E il capotreno mi suggerisce di fare silenzio.
Rimango in silenzio perché non ho parole».

© RIPRODUZIONE RISERVATA